venerdì 25 giugno 2004
Chiunque in questo mondo abbia mezzo pane solamente,/ abbastanza cibo e buon rifugio,/ e sia servitor di nessuno, e da nessuno servito,/ digli: "Stai felice!", perché la sua è schietta benedizione. Bernard Lewis, grande esperto delle culture del Vicino Oriente, ha messo insieme un'antologia di 129 testi poetici di quell'orizzonte letterario nel volume Ti amo di due amori (ed. Donzelli). Noi abbiamo scelto pochi versi del grande Omar Khayyam (XI-XII sec.), uno dei vertici della poesia persiana con le sue celebri Quartine. Il suo è un ritratto dell'uomo autentico, che non insegue freneticamente il possesso e che ama svisceratamente la libertà. Da un lato, quindi, si esalta il distacco dagli eccessi di cibo e dall'orgoglio dei palazzi. Il pensiero corre a un altro sapiente dell'Oriente, Agur della tribù araba di Massa, la cui sapienza è entrata nella Bibbia come segno dell'universale comunicarsi di Dio alle sue creature. Diceva appunto Agur a Dio: «Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario, perché una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: Chi è il Signore? Oppure, ridotto alla miseria, non rubi e profani il nome del mio Dio» (Proverbi 30, 7-9). D'altro lato, Khayyam non vuole essere servo di nessuno né avere alcuno come servo. La dignità della persona si misura nella sua libertà ma anche nella sua giustizia. Se si ama la libertà, la si deve tutelare anche negli altri. Se si combatte la prevaricazione, lo si deve fare non solo per sé ma per ogni creatura umana.
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