domenica 18 agosto 2002
Io non chiamo malvagio propriamente colui che pecca, ma colui che pecca o peccherebbe senza rimorso.In uno degli scritti ironici di Woody Allen, noto regista americano, c'è questa battuta: «Il mondo si divide in buoni e cattivi. I buoni dormono meglio ma i cattivi da svegli si divertono di più» ( in Effetti collaterali). Con tocco sarcastico e scanzonato egli, comunque, introduce il dato che in forma più seria e severa propone Leopardi nel passo da noi desunto dal suo Zibaldone. E questo dato è evidente soprattutto ai nostri giorni nei quali si è smarrito il senso del peccato e si è cercato di estirpare il rimorso dalle coscienze.Anche chi ha una vita tutto sommato onesta è incline, infatti, a minimizzare e ad autogiustificarsi, pronto a violare le leggi a cuor leggero, a evadere i doveri con leggiadria, a considerare fortunati gli uomini di successo e magari privi di moralità. Si giunge persino al paradosso di rimpiangere di non aver commesso un'azione in sé immorale ma vantaggiosa o redditizia. È, allora, necessario ritornare all'esame di coscienza, pratica ormai obsoleta: è il confronto del proprio agire con la legge morale, un confronto severo, fin spietato, perché il nostro orgoglio e l'egoismo sono pronti sempre ad assolverci e a giustificarci. Proviamo già questa sera, al termine di una settimana, a gettare un po' di luce sul groviglio oscuro del nostro cuore.
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