mercoledì 3 agosto 2016
Il rumore non so se sia il contrario del silenzio, perché di un male il contrario è un bene e non solo la sua assenza. L'ignavo è quello che non fa né il bene né il male, è neutrale. Dalle mie parti si dice che esso sia come il concime di maiale, inidoneo a qualunque fertilità. Torniamo al rumore. Anni addietro, ricordo un dittatore rifugiatosi in una nunziatura apostolica, che si rifiutava di consegnarlo alla superpotenza che lo voleva catturare. Questa installò intorno al perimetro degli altoparlanti potentissimi per costringere, con tale tortura, il vescovo a cedere il rifugiato. Un'amica scrittrice, che frequentava i carcerati, mi raccontò di un detenuto straziato dal rumore, televisore compreso, dei sei detenuti nella sua cella. Non ci fu modo di isolarlo ed il giovanotto s'impiccò. Recentemente, in Sardegna, sono stato in un ristorante, il cui titolare fu vittima, a suo tempo, dell'anonima sequestri. Fu segregato in una grotta per mesi e mesi, in catene. Il peggio, disse, fu che gli tenevano una cuffietta alle orecchie che trasmetteva di continuo musica assordante. Penso che se Dante, riscrivesse oggi la Divina Commedia, l'Inferno, in tutti i gironi, sarebbe massacrato da un comune frastuono prodotto dai macchinari più assurdi. Il rumore è il mal de vivre del nostro buen retiro.
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