giovedì 17 maggio 2012
Più forte che mai: quando non hanno argomenti riempiono il vuoto insultando la Chiesa. L'altro ieri "Repubblica" (p. 19) titolava così: «Sì alle nozze gay. La Chiesa attacca Obama». I vescovi degli Stati Uniti si sono detti non d'accordo. È un "attacco"? In testa di chi come il cane di Pavlov subito "saliva" (presente indicativo). Ma c'è di peggio. Ieri sul "Fatto" (p. 5), un riquadrino a firma Pino Corrias: «La Chiesa astuta». E già: ha letto che a Bologna è stato celebrato in Chiesa il funerale del povero Cevenini e ha creduto di aver scoperto che «stavolta la Chiesa non condanna», ma «accoglie le bare davanti all'altare e sbriga la messa dovuta, consola anziché giudicare». Astutillo Corrias! Ignora che ormai da decenni «la Chiesa» celebra anche funerali di poveri suicidi affidandoli come tutti i defunti alla misericordia divina, pensa che solo «stavolta» è andata così e perciò, oltre che salivare, morde sulla vicenda Welby. Per lui un caso vale l'altro: in cinque anni e passa non ha letto niente, e se ha letto non ha capito la differenza. Qui ne ho scritto almeno dieci volte segnalando la strumentalizzazione voluta, accettata, programmata apertamente e pervicace fino alla fine – quella registrazione: «Ci serve vivo almeno fino a Natale»! – che è essenziale proprio per segnare la differenza, e che non dice rifiuto al povero defunto – anche lui affidato alla stessa misericordia – ma agli... astuti registi del caso, vivi, vivissimi e pervicacemente ostili a quella Chiesa alla porta della quale, a conclusione della vicenda, hanno fatto finta di bussare. Consigliato un ripasso: i "debiti", di ossigeno, sono proprio troppi.
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