sabato 23 settembre 2006
È proprio vero che chi è veramente grande è sempre dotato di semplicità e di chiarezza. Mio marito Guglielmo: s'intitolava così la biografia di Marconi, il famoso scienziato, composta dalla moglie Maria Cristina (ed. Rizzoli). Sfoglio quel libro che è stato collocato accanto alle lettere che Marconi indirizzava al mio predecessore qui alla Biblioteca Ambrosiana negli anni 30 del secolo scorso. M'imbatto, così, nell'elogio sopra citato, che non fatico a prendere per vero, nonostante provenga da una fonte "di parte". Devo, infatti, riconoscere che anche a me è accaduta la stessa cosa: ho avuto la fortuna nella mia vita di incrociare tante persone di alta cultura, di forte umanità, di straordinaria genialità e fama. Ebbene, sia pure con le dovute eccezioni (siamo pur sempre creature deboli), ho trovato in loro molta più semplicità, rispetto, limpidità che non in figure ben più modeste umanamente e culturalmente, eppure dotate di arroganza, di prosopopea, di altezzosità e di astrusità. Ecco, allora, due virtù da imparare tutti. Da un lato, la semplicità che mette a suo agio gli altri, la naturalezza che non ricorre all'artificiosità, la spontaneità che non ama il calcolo, la schiettezza che rifugge dalle manovre, la misura che detesta l'eccesso. D'altro lato, ecco la chiarezza che non si isola nell'autosufficienza intellettuale, la precisione che non è esasperazione, la limpidità del tratto e del linguaggio per venire incontro a chi ha bisogno di comprendere e di non essere escluso e disprezzato.
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