mercoledì 3 febbraio 2021
Senecione non è un oscuro filosofo dimenticato, è il nome che Sossio Giametta ha scelto per sé giocando sull'etimologia (da senex, vecchio), nell'incantevole dialogo con Taliarco (fittizio personaggio – etimologicamente, anfitrione – al quale Orazio indirizzò il famoso carme dedicato al monte Soratte innevato) e con la ragazzina Sara, figlia di Taliarco (Senecione. Forze e debolezze della filosofia, Liberilibri,
pp.132, euro 14). Un piccolo libro che vale un intero manuale di filosofia, accessibile alla curiosità di ogni lettore. Per Senecione la filosofia è, innanzitutto, una terapia, perché apre all'uomo la dimensione razionale. Ogni uomo è, in qualche misura, filosofo, così come non può pienamente vivere senza la dimensione estetica della poesia, e senza la dimensione sociale della politica. Un'altra funzione della filosofia è l'antropomorfizzazione del mondo, cioè rendere umano ciò che non lo è. Senecione non elabora un sistema filosofico organico: prende dai filosofi – soprattutto da Spinoza e da Giordano Bruno – utili concetti che lo portano a ridimensionare anche Nietzsche (di cui Giametta è gran traduttore), collocato come antesignano di quello che Oswald Spengler chiamerà il “Tramonto dell'Occidente”. Senecione non nomina mai la metafisica, ma tutto il suo ragionare sull'Essere e sulla funzione filosofica di «esplorare l'ente» è metafisica implicita, e arriva a dire che «le cose belle sono belle per la loro essenza, per l'eterna bellezza dell'essere che traluce in loro». Per citare un paio di intuizioni di Senecione: «In Cartesio, lo scienziato ammazza il filosofo» (applausi); «Solo nel cristianesimo l'uomo recupera tardivamente il corpo, se esce indenne dal giudizio universale, e si istrada con esso verso l'immortalità». La seconda parte, più breve, dell'appetitoso piccolo libro riguarda le “Debolezze” della filosofia. Qualche citazione: la teoria nicciana dell'eterno ritorno è «una gaffe cosmicomica»; una gaffe di Schopenhauer: «Ha detto che l'opera lirica è lo sposalizio di un principe, cioè la musica, con una mendicante, il canto. Non ha capito che l'opera lirica, una delle massime glorie della musica, soprattutto, è incentrata sul canto ed è un monumento alla voce umana, strumento degli strumenti» (Maria Callas, mio tramite, ringrazia); «Che tutte le cose siano eterne, come dichiarava continuamente Severino, è più di una stupidaggine o, diciamo in modo meno crudo, di una visionarietà?». Un argomento importante del ragionare di Senecione è la povertà della parola rispetto alle intuizioni filosofiche, alla complessità del pensiero. Un esempio: Spinoza sostiene che Dio è causa sui, e Schopenhauer e Nietzsche hanno protestato che causa sui è una contraddizione in termini, «invece di capire che era solo un'espressione per dire che Dio non ha causa, che Dio è senza principio». Concludiamo con una perla di saggezza: «Nella vita non ci si può sedere su un sistema. Si possono avere dei princìpi base, dei princìpi guida, ma poi bisogna lottare coi problemi giorno per giorno, impegnando intelligenza e carattere; bisogna affrontarli man mano che si presentano, rinnovare continuamente lo sforzo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI