martedì 12 novembre 2002
Se qualche frase vi attira, ponetela nel vostro cuore e riflettete sul suo significato intimo. Ciò farà sì che la sua verità segreta germogli e cresca. Non cercate di penetrarla forzandola con la mente. Ciò non farebbe che uccidere il seme. Seminatela nel vostro cuore e datele tempo. Qualche anno fa la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva emesso un "monito" riguardante alcuni scritti del gesuita indiano Anthony de Mello, nato a Bombay nel 1931 e morto per trombosi all'improvviso a New York nel 1987. Non mancano, infatti, nel suo pensiero aspetti sincretistici che stemperano il messaggio cristiano nella molteplicità variegata delle religiosità soprattutto orientali. Tuttavia lo stesso documento riconosceva la presenza di spunti suggestivi di spiritualità in certe sue pagine. È il caso di questa breve meditazione che traggo dal volumetto Alle sorgenti (Paoline 1988). Essa è utile proprio per seguire la nostra rubrica, affidata a una frase. Sono, infatti, poche parole che dovrebbero idealmente essere deposte come seme nel terreno dell'anima e della vita. Spesso ad esse io accompagno un'altra frase biblica, così
che ci sia anche il sigillo dello Spirito di Dio. Poi, bisogna dare tempo al seme. È necessario lasciare attorno ad esso che la terra operi con le sue energie. Si deve alonare quella frase di silenzio e di quiete, ogni giorno, sia pure per breve tempo. Era ancora De Mello nello stesso libretto a scrivere: «La solitudine è un atto di amore, una gentilezza verso me stesso». Non lasciamo mancare a noi stessi questa finezza, sorgente di fecondità.
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