domenica 20 gennaio 2019
La parolona o parolaccia di questa puntata temo attirerà le ire furenti e le implacabili reprimenda di teologi ed esegeti: gnosi, e gnostico. Non so quasi nulla di gnosi eppure ho la pretesa di scriverne, perbacco. E perché andare in cerca di rogne, ben sapendo di essere inadeguato all'impresa? Ma perché continuano a dirmelo addosso e la cosa mi turba: "Gnostico!". Non c'è dubbio alcuno che non si tratti di una semplice constatazione, men che meno di un complimento. È semmai un atto d'accusa e un'intimidazione: pussa via, o gnostico, non t'azzardare a proferir verbo ulteriore. La sensazione è rafforzata dai vocaboli a casaccio con cui viene accompagnato "gnostico", nel caso (verosimile, non essendo io un seguace palese né degli Albigesi né di Clemente Alessandrino) non capisca bene: protestante, cattocomunista, modernista! Un bel guazzabuglio. Nel caso ancora non capissi, il tono della voce e il contesto non lasciano dubbi: no, "gnostico" non è complimento.
A lungo non ho saputo come ribattere finché ho avuto un'illuminazione (eccola la gnosi, era qui che ti volevo!): chi mi taccia di "gnostico" non si aspetta alcuna risposta; non intende proseguire il dialogo ma mettervi fine con un rogo virtuale; e "gnostico" non è un'etichetta ma un epitaffio: qui giace un ignobile "gnostico", da me smascherato e abbrustolito.
Resta però il dubbio: che avrò mai detto o scritto di "gnostico"? A volte ho nutrito l'orribile dubbio che bastasse citare in modo pertinente il Concilio Vaticano II, specialmente certi passi della Gaudium et spes sul dialogo con il mondo, da non considerare tutto irrimediabilmente perduto e perverso, nelle sgrinfie di Messer Satanasso, ma portatore anche di idee ed esperienze interessanti, segni forse della presenza creativa dello Spirito, che agisce nel mondo senza chiedere il permesso a nessuno.
Poi arriva papa Francesco e comincia pure lui a denunciare il pericolo della gnosi. Ad esempio a Firenze, il 10 novembre 2015, in Santa Maria del Fiore, in occasione del Convegno ecclesiale nazionale. Addita due eresie moderne, il pelagianesimo e appunto la gnosi, ossia il «confidare nel ragionamento logico e chiaro, il quale però perde la tenerezza della carne del fratello (…). Si tratta di una vanitosa superficialità». E ancora: «Lo gnosticismo è una delle peggiori ideologie, poiché, mentre esalta indebitamente la conoscenza o una determinata esperienza, considera che la propria visione della realtà sia la perfezione».
Ma non c'è solo Firenze. Nella Gaudete et exsultate (9 aprile 2018) il Papa destina al moderno gnosticismo tutto il secondo capitolo, dal paragrafo 36 al 46. Ad esempio scrive (41): «Quando qualcuno ha risposte per tutte le domande, dimostra di trovarsi su una strada non buona ed è possibile che sia un falso profeta, che usa la religione a proprio vantaggio, al servizio delle proprie elucubrazioni psicologiche e mentali. Dio ci supera infinitamente, è sempre una sorpresa e non siamo noi a determinare in quale circostanza storica trovarlo, dal momento che non dipendono da noi il tempo e il luogo e la modalità dell'incontro. Chi vuole tutto chiaro e sicuro pretende di dominare la trascendenza di Dio».
Forse comincio a capire. Lo gnostico non sono io, ma chi mi accusa di esserlo. Chi ha risposte per ogni domanda, e piega domande e risposte a misura della propria visione del mondo (apocalittica) e della vita (punitiva). Chi, ritenendosi perfetto, ha come principale aspirazione la caccia implacabile all'errore e all'errante, all'eresia e all'eretico. Chi spara "verità" come un cacciatore spara a pallettoni, e le quaglie siamo noi.
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