sabato 9 marzo 2019
Come il fiume di montagna che nasce in piccoli rivoli, freddo e incerto se proseguire e dove, non può fermarsi perché forte è la forza dell'acqua. A volte trova spazi laterali e rallenta la corsa quasi a scegliere una strada, ma l'animo curioso delle brevi onde d'improvviso scopre il compito di scendere veloce. Così quando appoggio le mani sul mio modesto computer mi pare di sentire la forza del fiume che passa tra le mie dita prima che io abbia deciso di cosa parlarvi oggi. Perché voi siete diventati i compagni invisibili delle mie giornate e sono io che vi aspetto ogni sabato per aiutarvi a superare il giorno, per illuminare assieme certe ore che a volte sembrano senza speranza. Quando ero bambina, ospite della mia nonna nella grande casa del suo paese, prima di andare a dormire si diceva assieme una preghiera per chi era lontano e solo. La fantasia poi, una volta appoggiate le mie trecce sul cuscino mi lasciava pensare agli antichi personaggi apparsi sul mio libro di storia e inventavo per loro una fine differente da quella che mi avevano offerto quelle pagine. Così allontanavo gli eserciti uno dell'altro, toglievo le frecce al loro arco, rialzavo i cavalli caduti, cancellavo le ferite e finalmente stanca per tutto questo lavoro mi addormentavo contenta di aver costruito una vera pace per tutti. In assenza della televisione, non ancora apparsa nelle nostre case dove oggi fa da padrona del nostro tempo, si poteva ricamare i nostri sogni creando improbabili fantasie. Certo il mondo era più povero di notizie e più ristrette le strade della conoscenza, ma oggi di fronte alla facilità di ottenere risposte ad ogni nostra richiesta, la fantasia personale lavora meno, non fa ricerca e si accontenta di quello che già offrono i risultati ottenuti da altri. Questo rende la nostra gioventù forse meno curiosa, meno impegnata a costruire per se stessa una riserva intellettuale alla quale ricorrere nei momenti di necessità. Siamo costretti ad ascoltare certe risposte ai quiz televisivi dove si rivela senza vergogna una così vasta non conoscenza di fatti e di storia passata da rimpiangere la pesantezza dei nostri vecchi esami dove era necessario rispondere alle domande corrispondenti allo studio degli ultimi tre anni di studio. Certo si andava davanti al professore con il viso segnato dalla stanchezza delle notti passate sui libri e forse non era questo un bene per la nostra memoria. Conservo tuttavia anche il ricordo di molti uomini della politica di allora che avevano guadagnato il loro posto non solo per opportunità, ma anche per una conoscenza intellettuale che infine offriva loro l'aiuto necessario per combattere l'avversario. Interessante era seguire alcune polemiche tra deputati di diversa linea politica sostenere le proprie idee con ricordi di studi latini o greci tanto da rendere il discorso meno sgradevole anche all'avversario. Cosa oggi superata senza problemi.
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