domenica 1 luglio 2018
Una lettera riemerge dal passato, con tutto il suo carico di attualità. È stata scritta nell'autunno del 1996. Quindi ha più o meno l'età di chi oggi si mette in cammino, di chi emigra calpestando le piste di sabbia per abbandonare il continente Africa. Proprio da dove la missiva era stata spedita, la missione cattolica di Bamokandi, regione del Dungu. Ho esplorato una carta geografica per cercare il luogo, ma di quella punta di spillo nel vasto pagliaio della Repubblica democratica del Congo, non ho trovato niente. Tanto quel lembo di mondo è minuscolo e dimenticato.
Chi scriveva, pestando i tasti di una macchina per scrivere su un foglio di carta velina, era il missionario comboniano, originario di Imola, padre Francesco Rinaldi Ceroni, allora 71enne. Riporto la sua corrispondenza, quasi integralmente, per non perderne tutto il suo sapore della profezia.
«Nella nostra parrocchia di Bamokandi (allora era Zaire, ndr), si è fatto il Consiglio parrocchiale. Dopo che i comboniani di Kinshasa, invitano i fedeli a firmare un documento col quale si chiede alle Nazioni ricche del nord del mondo di annullare – in blocco – il debito delle Nazioni povere del terzo mondo. Quale cosa più naturale, penserebbe ciascuno di noi, specialmente se cristiano, per sollevare le miserie sempre più miserabili di questi Paesi dove noi missionari lavoriamo!! D'altra parte lo stesso Santo padre, Giovanni Paolo II, aprendo l'Assemblea mondiale della Fao, l'aveva chiesto... e il Simposio mondiale dei giovani... e migliaia di Ong, avevano chiesto la stessa cosa ai Paesi del nord del
mondo. La cosa strana che è successa nella sala del consiglio parrocchiale è che NESSUNO degli oltre 30 membri presenti ha voluto firmare il documento... Una sola ragione addotta: "Il denaro delle Nazioni ricche imprestato fin'ora a noi dei Paesi poveri, e che ora costituisce un peso massimo sulle nostre spalle, non è andato per nulla a sollevare le miserie dei poveri, ma è servito solo ad aumentare il capitale
dei nostri capi, già ricchissimi... Ora, se chiediamo l'annullamento di questo debito e l'otteniamo, avviene che le Nazioni del nord riprenderanno a inviarci aiuti, che continueramo, senza dubbio, ad aumentare il capitale dei capi e noi... non vedremo nulla!!! Chiediamo anzitutto alle Nazioni ricche del nord che ci aiutino, sinceramente, a cambiare questi Capi e Governi oppressivi, che sono la causa delle nostre miserie, e poi con Capi e Governi rinnovati e giusti, chiederemo l'annullamento del debito!».
«A bene riflettere – prosegue la lettera di padre Ceroni, scritta nel 1996 – ho l'impressione che il loro ragionamento, esposto senza polemica ma con molta sincerità e tanta tristezza, sia sulla giusta linea, almeno per tanti Paesi dell'Africa. Una piccola nota personale: sono 48 anni che sono venuto in Africa, prima in Sud-Sudan e poi nello Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo, ndr): ho visto queste due nazioni, di anno in anno, far marcia indietro, fino al punto della miseria attuale. È questa la tragica realtà della nostra gente, per cui, con tutto il rispetto e la mia più filiale stima verso l'altissima Parola del Santo Padre, vorrei proprio dirgli, umilmente ma sinceramente... porta parola dei senza-voce: se non si cambiano certi capi, è perfettamente inutile, anzi dannoso, l'azzeramento del debito alle nazioni povere: la loro POVERTÀ continuerebbe a crescere... Pregate per noi». Una lontana lezione sobria e semplice, ma valida ancora oggi per indurci a compiere un esame di coscienza sulle ragioni di un mondo povero che desidera riscattarsi incamminandosi su piste di sabbia.
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