mercoledì 14 agosto 2019

Sono in giro per l'Italia, dalla Liguria all'Abruzzo, fra aziende agricole e osterie, per tastare il polso di un'annata assai contraddittoria. La crisi di Governo sembra essere la punta dell'iceberg di un monte di nuove difficoltà, che sta attanagliando la microeconomia. In certe aree non c'è stato l'atteso boom turistico e sembra d'essere ripiombati in un clima di pre-recessione. L'aumento dell'Iva preoccupa e lo spauracchio viene evidenziato a giorni alterni. E mi viene in mente la mia insegnante, quando raccontava che un fatto prendeva corpo quante più volte lo si evocava. Antonella ha realizzato un'azienda agricola in Maremma votata alla coltivazione naturale della vite. E ce l'ha fatta: 10 ettari per oltre 20.000 bottiglie del suo Bianco da uve rare, apprezzatissimo in Giappone. Ma qualche giorno fa ha scoperto che le maestranze migliori hanno deciso di licenziarsi: meglio prendere il reddito di cittadinanza. E lavorare in nero da qualche parte. Anche Anna, che ha una rinomata osteria alle porte di Roma, vive lo stesso dramma: non si trova più personale di sala, lavapiatti… Anche qui, chi lavorava, ha scelto per quel reddito, con l'irricevibile proposta d'essere pagati in nero. A questo punto vien da domandarsi non solo la logica di un provvedimento che di fatto mortifica l'occupazione, ma anche se sia stato fatto o meno uno studio sulle conseguenze. Ma cosa si pretende da un Paese che è in perenne campagna elettorale e va avanti a colpi d'effetto? Anche il provvedimento di Quota 100 non è da meno. Vi sono situazioni negli enti pubblici che in poco tempo si sono complicate: manca il personale, che è andato in pensione anzitempo e il rimpiazzo non è immediato. Si rischia la paralisi per non aver fatto una seria programmazione delle conseguenze. Nel frattempo, si legge che proprio il mondo della ristorazione sta facendo le valigie: meglio trovar soddisfazione all'estero, dove non domina l'incertezza.
Però qualche spunto positivo l'ho trovato. Ad esempio a San Vito Romano, dove il sindaco ha scelto di destinare alcuni immobili all'avvio di attività da parte di giovani. In poco meno di un anno sono nati una vineria e un microbirrificio. Anche il parco cittadino è stato offerto a gruppi che ogni weekend organizzano feste, esposizioni, spettacoli. Un modo intelligente per valorizzare quel che c'è. E così rinasce la vitivinicoltura intorno all'antico vitigno bellone, ma anche l'olivicoltura e persino l'allevamento bio di galline. Ma perché la politica non prova a imparare dal basso? Esattamente dai Comuni che valorizzano quel senso di comunità, evitando di trattare un Paese come la palestra di esperimenti senza capo né coda.

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