mercoledì 21 aprile 2010
Il nume tutelare, la stella polare della navigazione di Francesco Agnoli nella sua Indagine sul cristianesimo (Piemme, pp. 280, euro 17) è T.S. Eliot. Sì, il poeta dei Quattro quartetti e dei Cori della roccia, anglo-cattolico. Non propriamente cattolico, dunque, perché Eliot nel 1927 si convertì all'anglicanesimo, sia pure nella versione più affine al cattolicesimo. Agnoli ha scelto di riferirsi, più o meno consapevolmente, a un poeta certamente cristiano, ma che non è un teologo cattolico. Con questo, non che il suo libro non sia teologicamente cattolico, tutt'altro: ma è significativo che il mentore, il Virgilio di Agnoli sia un poeta ecumenico, dell'ecumene della letteratura. L'Indagine di Agnoli - valente scrittore e polemista del Foglio di Giuliano Ferrara - non riguarda, infatti, la storia della Chiesa, bensì, propriamente, la storia delle idee. E T. S. Eliot, poeta, è maestro nel rintracciare la linfa cristiana che innerva la civiltà occidentale: basti pensare alle tre conferenze del 1939 che confluirono nel libro L'idea di una società cristiana, pubblicato in italiano dalle Edizioni di Comunità nel 1948 (che nostalgia). Agnoli non mortifica il suo talento dialettico e non evita di denunciare le contraddizioni degli avversari della Chiesa: in particolare, smonta la troppo famosa Inchiesta sul cristianesimo di Corrado Augias, di cui l'Indagine è una sorta di antidoto. Così evidenzia, con giubilo di Renato Farina che ha scritto una prefazione che è un pressante «invito alla lettura», l'antifemminismo di Charles Darwin che ha scritto: «La distinzione principale nei poteri mentali dei due sessi è costituita dal fatto che l'uomo giunge più avanti della donna, qualunque azione intraprenda, sia che essa richieda un pensiero profondo, o ragione, immaginazione, o semplicemente l'uso delle mani e dei sensi... In questo modo alla fine l'uomo è divenuto superiore alla donna». Ma non è nei pur brillanti e doverosi spunti polemici (compresa la sottolineature della propensione di Lutero alla soppressione dei bambini handicappati) che risiedono propriamente la specificità e l'utilità del libro: il pregio è nella ricostruzione identitaria del cristianesimo (cioè del cattolicesimo) come costruttore di civiltà. In diciotto capitoli il lettore è invitato a seguire un percorso culturale che, partendo dalle origini cristiane e dalla conversione di Costantino, valorizza l'apporto della Chiesa per l'affrancamento delle donne, della schiavitù antica e moderna, per l'affermazione del diritto alla vita in tutti i suoi aspetti, per la ricerca della pace e per un valido rapporto con il potere temporale secondo il principio dell'equa laicità. Il criterio definitivo è la valorizzazione
della dimensione personale, e non solo storica, della fede in Cristo. Francesco Agnoli scrive in prima persona: «Una cosa è certa: quello che ho dentro, soprattutto, è una mancanza, un desiderio, una tensione, una domanda. Conoscersi è soprattutto conoscere il proprio limite, il proprio bisogno, il proprio essere mendicanti di verità, di bene, di giustizia, di perdono». Ed è appunto questo il corretto rapporto con la verità: più che attendersi risposte esaurienti, l'importante è saper formulare le domande giuste. Quando l'uomo si scopre creatura di un Padre amoroso, trova la sorgente per saziare, o almeno temperare, la propria sete di assoluto. E proprio attraverso il rapporto con il trascendente l'uomo, il cristiano, diventa artefice di civiltà, secondo la frase di Dostoevskij che Francesco Agnoli mette appropriatamente in epigrafe della sua Indagine: «A voi negatori di Dio, non è mai venuto in mente che tutto sarebbe fango e peccato nel mondo, senza Cristo».
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