domenica 16 novembre 2008
Lo Stato etico è quello che pretende non di riconoscere, bensì di essere fonte non solo del diritto (in specie dei diritti dell'uomo), ma anche dell'etica. Erano Stati etici, per capirci, quelli fascista, nazista, comunista che " come teorizzarono Hobbes ed Hegel " pretendevano anche di essere il fine cui devono tendere le azioni e la vita dei cittadini-sudditi. Prendendo spunto dalla tragica vicenda della condanna a morte di Eluana, Vittoria Franco «ministro ombra per le pari opportunità del Pd», scrive su l'Unità (mercoledì 12) che «il legislatore deve costruirsi una sua etica» e che «il perno» di questa etica «è il render conto delle conseguenze delle proprie decisioni sui destinatari, non più la propria coscienza». Insomma, è urgente «considerare le questioni etiche come questioni politiche». Anche la «pietas» " precisa esplicitamente " diventa politica. Poi cita come esempi di «grandi leggi» etiche quelle «sui diritti civili» (questo è, in antilingua, il nuovo nome dei comportamenti antietici) come l'aborto e il divorzio e, ora, la disponibilità della vita altrui sancita dai tribunali mediante la sospensione dei «trattamenti di nutrizione e di idratazione», chiamati in antilingua «terapia nutrizionale». Dopo i casi specialmente dell'aborto, della fecondazione artificiale e delle staminali embrionali, abbiamo ora, nella nuova etica di Stato che abolisce la coscienza, quello della morte obbligatoria del malato non cosciente..
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SACRA EVOLUTION
Le esecuzioni capitali non si fanno solo con la forca. Adriana Zarri sembra vivere fuori del tempo. Nello stesso venerdì 14 in cui sul Manifesto, a proposito della condanna a morte di Eluana, Enzo Mazzi scriveva che bisogna «togliere il sacro dalle scelte degli uomini» (= la vita non è più sacra?) e che la sentenza sulla Englaro «va considerata un segno del procedere evolutivo in campo etico», l'Adriana ricordava un manifesto di Amnesty, «in cui si vede un cappio spezzato con la scritta "Stop execution" che non ha bisogno di traduzione». Anche perché equivale a una presa in giro.

OMOLINGUA
L'antilingua è fatta di parole dette per non dire quello che si ha paura di dire. E', insomma, una "lingua veritofoba", che ha paura della verità. In antilingua, p. es., si dice eutanasia, invece che omicidio; oppure " visto che l'alterità è implicita nella sessualità e dunque è inutile dire "etero" (altro) mentre l'anomalia dell'omosessualità richiede una specificazione " si dice eterosessuale per assegnare una falsa parità valoriale all'omosessualità. Adesso negli ambienti gay si parla di «omofobia» che vorrebbe dire paura o avversione per gli omosessuali (chi scrive sa che rischia di essere considerato "omofobo") e una deputata, Paola Concia, portavoce nazionale del "tavolo lesbiche e gay" del Pd, ha presentato una proposta di legge contro l'"omofobia", inutile perché già la Costituzione vieta ogni discriminazione, ma che dimostra come la on. Concia, non sappia che «omofobia» " come scrive giustamente Liberal (mercoledì 12) " «vuol dire aver paura non del diverso, ma di chi è uguale (omo) a te». E allora dove andrebbe e finire la confraternita degli «uguali», cioè degli omo?
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