sabato 2 novembre 2013
In un quartiere bene della città tre ragazzini di dodici o tredici anni scherzano sulle panchine del giardino condominiale. Uno dice: domani viene a prenderci tua madre a scuola. No risponde l'altro. Allora scommettiamo? Sì, dieci euro. Passo di là in fretta e mi vengono in mente quegli operai di Piombino che parlavano a voce sommessa giorni fa guardando la loro acciaieria. Quell'insieme di torri, di braccia, di scale che si incontrano, si lasciano, tra il mare e il cielo così difficile da comprendere e da descrivere per chi lo vede per la prima volta. Fino a ieri era la loro casa, la ragione di vita, il futuro dei figli. Ora guardavano l'alto forno che domani verrà chiuso e dieci euro incominceranno a essere per loro una cifra. Quando si toccano con mano le realtà quotidiane ogni altra cosa prende proporzioni diverse e mettono in gioco anche la tua vita. Ti chiedi allora quale è la radice della forza e della speranza che cerchi di passare a chi ti guarda e ti ascolta. Mentre sono in attesa del treno per il ritorno, Paola Mancuso mi passa quasi di nascosto un foglio, che fa parte di un suo libro di poesie, dove il titolo è: La valigia. Pare la risposta alla domanda che faccio sovente a me stessa quando dice: «Se trovi una valigia modesta e silenziosa, coperta dalla coltre di anni senza gloria... c'è in fondo conservato il volto di chi ha lottato. Ti ho dato la valigia, la vita infatti è viaggio, c'è quello che ti serve, libertà e coraggio». Trovo splendido questo saper superare una vita di difficoltà e delusioni, che non hanno saputo abbattere uno spirito forte anche quando sembrava che tutto fosse perduto. Questa giovane donna che ha vissuto dietro il panorama di acciaio, ma che ha lavorato nelle istituzioni della città, cerca di passare la propria esperienza al suo popolo giovane che soffre la mancanza di futuro. Mi piace copiare anche un'altra pagina, che mi ha lasciato per una lettera aperta ai giovani, dove lo scritto incomincia così: «Se un giorno mi chiedessero che cosa cambierei della mia vita risponderei che se hai come me la fortuna di avere come sorella la speranza, non c'è niente che non valga la pena di essere vissuto. Con questa certezza potrai avventurarti alla scoperta dell'animo umano e scoprirai che tra un sorriso e una ferita c'è lo stesso legame che c'è tra la luna e il sole, opposti e distanti, ma ciascuno la metà di ogni giorno... Il dolore ti sembrerà una strada percorribile a patto che di ogni istante tu nutra l'anima rendendola forte alle battaglie della vita... E si, ragazzo, perché domani il mondo dovrai governarlo tu. Tu e la speranza». Salute a te Paola, con le tue parole hai aiutato anche me.
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