venerdì 13 luglio 2018
Un'amica, giovane maestra elementare, mi ha scritto qualche giorno fa il resoconto di un suo viaggio recente, affranta e sbalordita. Lo rendo pubblico con la sua autorizzazione perché non mi sembra trattarsi di un caso isolato. Pochi giorni dopo certe dichiarazioni di un certo ministro, un amico mi ha detto di un giovane controllore di treno che si è rivolto a un immigrato, il cui biglietto era perfettamente in regola, dicendogli sarcasticamente: «È finita la pacchia!». L'Italia si sta incarognendo, e temo che in futuro se ne debbano vedere e sentire di peggio. Torno alla mia amica e al suo racconto: «Sono in viaggio da Bergamo a Lione su un autobus. A Milano è salita una famiglia di indiani composta dai genitori e cinque bambini. Avevano tutti i documenti necessari al viaggio, ma non avevano il seggiolino per il più piccolo dei figli, che aveva evidentemente meno di tre anni. La mamma era seduta con i figli nell'ultima fila di sedili; il papà qualche fila più avanti ed era l'unico a parlare un po' di francese. Uno dei due autisti si è rivolto fin da subito alla donna in italiano alzando la voce e dicendole sgarbatamente che dovevano scendere. Lei ha alzato il velo sulla testa e abbassato lo sguardo, muta. Poi è intervenuto l'altro sempre in italiano e senza dimostrare maggiore grazia, concludendo il suo discorso con la minaccia di chiamare la polizia. A quel punto è intervenuto il marito che con calma ha spiegato di essere arrivato da Napoli su un autobus della stessa compagnia, e che nessuno si era lamentato per la mancanza del seggiolino, né lo aveva informato che era obbligatorio. Un giovane probabilmente nordafricano ha fatto gentilmente da interprete cercando di spiegare con calma la situazione al conducente e al marito. Due giovanissime ragazze italiane di sono messe a cercare in Rete se davvero quella compagnia di autobus prevede l'obbligo di portarsi da sé il seggiolino. Il secondo autista ci ha spiegato che normalmente ne hanno uno di scorta, ma che nello specifico quell'autobus ne era sprovvisto. Quando è arrivato il poliziotto che era stato intanto chiamato, un altro ragazzo nordafricano e io abbiamo suggerito di chiederne un seggiolino in prestito a un altro veicolo della stessa compagnia. Ma nulla. Alla fine la famiglia è stata obbligata a scendere e probabilmente ha trascorso la notte in stazione attendendo un autobus successivo per recarsi a Parigi dove era diretta. L'interprete improvvisato è risalito dicendo tristemente che il poliziotto nemmeno li avrebbe portati, mettiamo, in questura per permettere ai bambini di passare la notte al caldo. Questo è quanto. Capisco le regole e la sicurezza, mi limito a chiedermi se tutto ciò fosse realmente necessario. Per un seggiolino...».
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