martedì 23 gennaio 2018
Amici lettori, non so voi ma io ho maturato la convinzione che oggi conti molto di più una forte preparazione in Var che una sana, vecchia competenza in tecnica calcistica. Temo che fra qualche anno i famosi sessanta milioni di italiani commissari tecnici (orgogliosi) diventeranno altrettanti (modesti) arbitri. Ai quali spetta la tutela dei regolamenti mentre sono totalmente insensibili alla qualità del gioco. D'altra parte è un dato storico che l'invenzione del fuorigioco - nato con intenti sinceramente sportivi - abbia dato origine a una babele, contrariamente alla volontà degli inventori (Nathaniel Creswick e William Prest, 1859) e di chi perfezionò l'idea (Herbert Chapman, allenatore dell'Arsenal, 1926) con l'intento di affermare, con l'aiuto di una regola, un nuovo modulo di gioco detto Wm o più semplicemente Chapman System. Tutto bene, allora; oggi caos. Al punto di dover prendere atto dell'ultimo aggiornamento del designatore arbitrale Rizzoli, secondo il quale un piede può essere in fuorigioco, il metatarso e l'avampiede no. Ho cercato di evitare, domenica, di trascorrere ore alla ricerca del “vero gol” del Napoli: quello di Mertens, convalidato, o quello di Hamsik, negato, entrambi sospettati di fuorigioco. Ho preferito assistere a Inter-Roma con la mente sgombra, interessato solo a divertirmi con una partita annunciata come decisiva per lo scudetto o la Champions. A gennaio. Attese tradite. Ho visto una brutta partita infarcita di errori tecnici: passaggi sbagliati, intercettazioni ridicole, assist impossibili, gol fortunosi, favorito da un “buco” di Santon quello di El Shaarawy, il pareggio di Vecino frutto dell'imperizia dei difensori giallorossi che hanno tolto protezione al bravissimo Alisson. Bravissimo: un plauso generoso alle sue parate salvifiche, ma una volta per essere campioni il gol non dovevi prenderlo, mai, tantomeno quando ti bruciava una vittoria. Nell'insieme - dicevo - un risultato che non guarda allo scudetto perché le due squadre vivono più di spunti personali che di coralità. Inspiegabile il regresso dell'Inter dopo una partenza largamente positiva, come se il percorso dei nerazzurri fosse pregiudicato da impedimenti dirimenti, gli stessi sofferti da Mazzarri, Mancini, De Boer, Pioli e Vecchi. Riuscirà Spalletti a innovare il gioco con il tecnico Rafinha? Ingenerosa la Roma nei confronti del bravo Di Francesco: i dirigenti, invece di sostenerne lo sforzo di realizzare un gruppo coeso, si sono buttati sul mercato per vendere pezzi pregiati, smontando la squadra e rievocando incubi da Rometta squattrinata. Non credo che Spalletti e Di Francesco sopportino consigli tecnici. Mi limito a suggerirgli di guardare la Lazio di Simone Inzaghi che onora il gioco e il collettivo. Come il Napoli di Maurizio. Perso Immobile, si è scatenata in gol realizzando una splendida “manita” con il fantasioso Luis Alberto, Bastos, Nani e il magnifico Milinkovic-Savic. Posso dire - alla maniera di Enrico Montesano - «come mi sono divertito, oh come mi sono divertito!».
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