Se il crimine scende in campo
sabato 12 luglio 2003
Il pizzo così come la frode in commercio, il furto di bestiame così come quello di macchine e attrezzature. Tutto ad opera della criminalità organizzata che nelle campagne forse è sempre esistita, ma che pare adesso ritrovare nuovi spazi d'azione. Tanto da far pensare alla creazione di un pool investigativo fatto apposta. E ne vale la pena, visto che dietro ad azioni di questo genere sta un giro d'affari milionario. Alla faccia di tutti gli sforzi delle aziende verso un'agricoltura "pulita", che punta sulla qualità, che vince sui mercati internazionali, che si fa valere di fronte alla concorrenza. A sollevare una parte del velo sulla criminalità nelle campagne è stata la Cia - una delle tre organizzazioni di settore - che a Napoli ed in Campania
ha condotto una indagine in proposito. La ricerca ha evidenziato che i fatti criminosi che avvengono nelle campagne, vanno dai furti di attrezzature e mezzi, alla richiesta del pizzo, agli ostacoli posti nella commercializzazione dei prodotti fino ai reati che coinvolgono direttamente anche i consumatori, come la macellazione clandestina e lo smaltimento illegale di rifiuti con conseguente produzione di diossina. Si tratta anche della conseguenza di mutamenti economici e sociali che hanno investito le campagne e che hanno dato spazio a mafia e camorra. Il risultato? Non solo danni economici e d'immagine, ma anche - in alcune aree agricole dello Stivale - un clima di sfiducia delle istituzioni, deleterio proprio quando anche dall'agricoltura può passare il rilancio di molte aree italiane. Un problema importante, anche perché - stando a Pierluigi Vigna, responsabile della Direzione Nazionale Antimafia - sia l'Italia che l'Unione Europea hanno sottovalutato negli anni il problema della sicurezza nelle campagne. E adesso se ne pagano le conseguenze. Una situazione critica che ha fatto proporre a Vigna la creazione di una struttura d'investigazione specializzata. Addirittura - è il pensiero di Vigna - potrebbe essere eliminato il nucleo che indaga sui sequestri a scopo di estorsione per far spazio ad una squadra costruita sulla falsa riga di quella dedicata ai pubblici appalti che ha dato buoni risultati. Da vincere, fra l'altro, anche l'omertà che addirittura ha ostacolato la realizzazione della ricerca in Campania. Ma intanto, l'altra agricoltura - che poi è ovviamente preponderante - va avanti. Chiusa, o quasi, la discussione sulla riforma della politica agricola comune e sull'allargamento, adesso l'attenzione delle organizzazioni sindacali e degli imprenditori è sul Dpef che inizia il suo cammino. Un passaggio che per i campi - stando alle prime dichiarazioni del Governo - può valere oltre 600 milioni di euro.
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