mercoledì 10 giugno 2009
Elogio dell'ipocrisia è il provocatorio titolo della nuova raccolta di saggi del filosofo Pier Paolo Ottonello (Marsilio, pagine 128, euro 14), ventottesimo dei 31 volumi (di cui 21 già pubblicati) che compongono il piano degli scritti dell'allievo e continuatore di Michele Federico Sciacca nell'Università di Genova e nel mondo.
Il sottintendere, che corrisponde al greco hypokrinein, è necessario al krinein, all'intendere. L'orizzonte di ogni sapere è il sapere assoluto, ma il mio essere qui, cioè la concretezza e il limite del mio sapere, mi impedisce di abbracciarlo simultaneamente, come mi esclude da ogni "là", da ogni diverso dal mio "qui". Scrive Ottonello: «Siccome non posso fissare lo sguardo contemporaneamente qui e là e all'orizzonte, di volta in volta il qui, il là e l'orizzonte mi "nascondono" il là e l'orizzonte, o il qui e l'orizzonte, o il qui e il là: ma senza questo "nascondimento" non "vedrei" nessuno dei tre».
Pertanto, l'«ipocrisia» (nel senso greco di nascondimento) è necessaria e ineliminabile per sapere, vedere e dire, ma non è elogiabile quando diventa un nascondermi a me stesso, assumendo l'accezione corrente del termine ipocrisia. L'argomentazione è sviluppata da Ottonello in cinquanta aforismi di variabile lunghezza che occupano 25 pagine di salutare ginnastica intellettuale, utili anche a chi non è avvezzo al brivido del pensiero.
A proposito di "Miti e idoli d'oggi", basti questa citazione: «Consumatosi il mito illuministico del progresso, sensisticamente ne prende il posto il mito dell'arte; consumato il quale, tocca al mito alchemico delle scienze nuove e delle acrobazie tecnologiche che vi si connettono, figlie del cinquecentesco archetipo moderno dell'automazione, il Golem, che significa infatti materia morta ma animata, che non a caso è l'orizzonte del neonato mito della bionica».
Altamente ispirato "Il dialogo dell'armonia" tra Diotima e Tristano, con aperture sull'organizzazione sociale, tema ripreso nel capitolo "Persona, guerra, pace".
Di grande impatto il pur breve studio dedicato a "Michelstaedter e il cristianesimo". Ottonello ha condiviso con l'amatissima sposa Maria Adelaide Raschini, di cui quest'anno ricorre il decennale della morte, l'interesse per il poeta e filosofo goriziano, morto suicida a 23 anni, il 17 ottobre 1910. La Raschini, grande mente filosofica sciacchiana e rosminiana, fu la prima a dedicare a Michelstaedter, nel 1965, un ampio studio monografico, che ora figura come quattordicesimo dei ventidue volumi dei suoi "Scritti" amorevolmente radunati dal marito. Ottonello audacemente assegna a Michelstaedter, solitamente considerato campione di nichilismo, un "cristianesimo di desiderio" suffragato da numerose citazioni dal suo saggio intitolato "La persuasione e la rettorica", come questa, straordinariamente attuale: «Se Cristo tornasse oggi, non troverebbe la croce, ma il ben peggiore calvario d'un'indifferenza inerte e curiosa da parte della folla ora tutta borghese e sufficiente e sapiente, e avrebbe la soddisfazione di essere un bel caso pei frenologi e un gradito ospite dei manicomi».
Il volume di Ottonello comprende anche una rivalutazione dell'umanista spagnolo Juan Luis Vives (1492-1540), campione di antiretorica, nonché uno studio sull'offerta del sangue in Caterina da Siena e in Rosmini, personaggi venerati dalla coppia Ottonello-Raschini.
In chiusura un inatteso divertissement in perfette terzine dantesche dedicato a Umberto Eco («Oh loico Umbertino, quanto strazia / l'artato sofistume di che brilla / ogni tuo dir e qual palude spazia!»), a conferma che l'ironia è compagna fedele dell'intelligenza.
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