giovedì 6 aprile 2017
Il progresso, nell'accezione più comune secondo cui andare avanti significa produrre di più, adattarsi alle richieste di mercato forgiandole in base ai propri piani di sviluppo, ha la sua arma segreta in una figura diffusa e mimetica. Il mediocre funzionale. Articolato e non complesso, il mediocre funzionale è forza lavoro essenziale della produttività. Emblema positivo, perché ci è stato insegnato e costantemente ripetuto che la produttività è ciò che determina il successo o meno di una società. Tale è il fallimento del senso stesso di essere uomo. Il mediocre funzionale sposa una causa perché non ne ha. È devoto alla produzione, compresa quella del pensiero. Produzione che solitamente segue le regole di altri. Lui non se ne cura. Il mediocre funzionale ha bisogno di un quadro normativo che gli dica quali sono i valori di riferimento e vi si applica con puntigliosità ammirevole, a volte superlativa. Il mediocre funzionale, ad esempio, è devoto alla perfezione della riproduzione del suono oltre l'immaginabile, senza curarsi di quale suono sia. Lui ascolta la tecnologia. La musica diventa l'inconveniente che permette allo strumento di perfezionarsi.
Il mediocre funzionale non vive. Esercita dei compiti. Agli occhi di chi se ne serve li esercita molto meglio di un disfunzionale, al prezzo della negazione di se stesso, garanzia suprema di acriticità. La categoria è pervasiva e i Paesi anglosassoni ne offrono esempi fulgidi. La forza di alcuni imperi dei giorni nostri è determinata da schiere devote di mediocri funzionali, che, se non votati al seppuku, perché richiederebbe una qualche forma di dignità identitaria, coltivano con cura il suicidio dolce e definitivo per espletare la propria missione produttiva.
Il fatto che le opere siano così fondamentali e indipendenti da ogni vita spirituale coincide meravigliosamente con il primato della produzione, immaginato da coloro che, tenendo i fili del potere, necessitano di schiere di mediocri funzionali per far funzionare l'economia di stato. Dare una motivazione spirituale ad una necessità contingente è un colpo di genio per aumentare il prodotto interno lordo. Deve essere chiaro un punto: il mediocre funzionale non è vittima. È colpevolmente consenziente. Così utile alla ricchezza di tante compagnie e aziende, associazioni, partiti e istituzioni religiose, lo incontri ovunque. La finalità cultuale non ne esautora i compiti. Il mediocre funzionale li assolve con metodo, in termini di pratiche rituali, in cura delle comunità, in somministrazione di pillole di ascetismo. Poi la sua unica preoccupazione sono: il posto di ruolo, lo stipendio garantito, i benefit ordinari e straordinari che provengono dalla sua devozione, la carriera gerarchica. La vera differenza verso chi vive queste realtà con genuina ispirazione, sta nel fatto che nulla, nella sua vita, tradisce autentico entusiasmo e compromissione, che deborderebbe necessariamente i confini delle sue mansioni, rendendolo un po' meno “gestibile” e un po' meno ottuso. La tentazione del mediocre funzionale, di come coltivarselo e di come incentivarlo, riguarda inevitabilmente anche i movimenti religiosi. Perché costituisce manodopera zelante e acritica. Ma a quel punto a che fine esiste la stessa comunità religiosa?
I giudizi del mediocre funzionale sono quanto di più confortante per il sistema possa esserci. Prevedibili, gestibili indirizzabili. A patto di fargli trovare il croccantino quando, con tutta la sua dedizione, la sua esperienza, la sua tecnica, riesce a trovare l'uscita dal labirinto. Senza sospettare che quella uscita è solo un ulteriore meandro di un destino senza fine. Almeno finché non si rende conto che quel labirinto è prima di tutto lui stesso.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: