giovedì 22 febbraio 2018
Qui (15/2, p. 3) Ferdinando Camon raccomanda: «La Scuola e la Famiglia: non si rovesci a botte il rapporto». Torna sul fatto di Foggia, dove un padre ha picchiato l'insegnante che «aveva rimproverato suo figlio», e in altra pagina leggo che a Piacenza un ragazzino di prima media ha aggredito la vicepreside. Tema inatteso e anche ricordi antichi. Da ragazzino, IV e V elementare, l'ottimo maestro, Ugo Proia, quando qualcuno lo disturbava distribuiva schiaffoni e bacchettate finché il “reo” non chiedeva pubblicamente scusa... Discolo come ero, capitava anche questo, e una volta tornai a casa così pesto che mia madre mi portò indietro dal direttore della Scuola, la “Pistelli”, in Prati, dicendo che capiva tutto, ma forse qualcuno esagerava... Altri tempi. Anche nei primi 3 anni di elementari, a scuola dalle Orsoline in via della Circonvallazione Clodia, mi capitò qualche volta che la bravissima maestra mi confinasse in castigo dietro la lavagna, e con le “breccole” del giardino sotto le ginocchia. Ancora: mio fratello andava in una celebre Scuola Cattolica, privilegio gratuito, e accanto a lui era un principino di nobilissima casata. A un certo punto il principino smarrì una penna d'oro, e immediato fu il sospetto che figlio dell'ebanista, mio fratello avesse “rubato” il gioiello. Lui rimproverato e genitori convocati dai religiosi che gestivano la scuola! Mia madre si portò a casa il figliolo... Due giorni dopo arrivarono le scuse del principe padre in persona: la penna d'oro era stata “trovata” e i Padri della Scuola dissero che l'innocente poteva tornare a scuola. Finito? No! I miei portarono anche lui alla Pistelli, comunale e povera. Rapporto sano, tra correttezza, dignità e libertà. Senza nostalgie! Possibile che oggi tutto sia stato così corrotto da non consentire altro che fare o subire una violenza che diventa epidemica?
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