giovedì 11 novembre 2010
Ieri sul "Manifesto" (pp. 1 e 10: «13.333 euro al minuto») Luis Sepulveda, scrittore definitosi «venuto al mondo già fuggitivo», piange sui costi della visita del Papa in Spagna. Per lui, cui evidentemente basta poco per non capire, sono «un mistero tanto grande quanto il mito della santissima trinità». Genio offeso perché «l'anno passato» ha «pagato intorno a 90.000 euro di tasse» e ora ha scoperto di aver regalato nientemeno al Papa, e a quella tribù di trogloditi repressi e culturalmente sottosviluppati che anche in Spagna sono «i cattolici» " purtroppo ancora molti! " ben 7 minuti della scampagnata iberica. Perciò sbotta: non si è mai lamentato di pagare le tasse, ma con i suoi soldi debbono farsi solo le cose che dice lui, che scrupoloso elenca una per una. Grida anche alto che «nella dichiarazione dei redditi" ha cancellato sempre il paragrafo che consegnerebbe parte delle imposte alla chiesa e al Vaticano». Toh! Anche nella "laicissima" Spagna democratica c'è una specie di "8 per mille"! E il seguito del pezzo è fuori dei gangheri. Ce l'ha anche con i socialisti che «hanno abiurato», e conclude fuori di sé" in tedesco! Che dire? Due cose. Scrive sempre, lui, di avere un «rapporto difficile con la cultura ufficiale»? In questa occasione forse sarebbe stato il caso di eliminare quell'«ufficiale». Sul "Manifesto" però, che non riuscendo a farsi mantenere dallo Stato e dai lettori strilla sempre, anche ieri, di avere già un piede nella tomba, un pezzo firmato «Sepul(veda)» fa davvero effetto. E allora «parce Sepul(veda)!».
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