sabato 10 giugno 2017
Con i grembiuli rosa, celesti, gialli i bambini delle elementari di una scuola romana escono veloci dai cancelli verso la libertà delle vacanze. Tante altre porte si aprono lasciando indietro compiti, lavoro, grida di vita e si fa silenzio nelle vaste aule. Quasi una pena per chi ha insegnato giorno per giorno come riconoscere la verità, come aiutare chi ti sta vicino, come accettare la vita che ti è data e lavorare con coraggio a un futuro da costruire e imparare ad amare. Ma in questa scuola che porta il nome di mio padre, è ancora aperta una grande aula dove i bambini attendono il premio per le loro poesie. Qui non viene dato solo un voto guadagnato per lo studio, ma si premia anche il modo di descrivere e sentire la scoperta della vita nel bene e anche nello sconforto di certe verità. I migliori ricevono delle piccole coppe d'argento e ritornano al loro posto dopo aver letto a voce alta le loro idee o speranze, descritte in poche righe, da un pensiero ricco di poesia e dettato dalla loro giovinezza. Sono stati educati a riflettere anche sulla loro breve vita di oggi anche da alcuni poeti in carne e ossa, che si sono piegati sulla loro anima a insegnare come esprimere la bellezza, il piacere di crescere, la gioia dell'incontro. Mi ha lasciato una meraviglia inaspettata quella vena di malinconia sullo sfondo di molte rime, quasi il lontano orizzonte non promettesse l'amore sperato, la ricchezza della scoperta, il fuoco della giovinezza. Volevo abbracciarli tutti con i loro grembiuli colorati per dire loro che c'è tanta bellezza attorno a noi, tanta riconoscenza, tanta carità d'amore. Che bisogna andare incontro alla verità col sorriso, che la bellezza è nell'anima di ognuno, che il compito che hai lasciato copiare oggi al compagno meno capace ti verrà ricambiato quando in un giorno del tuo futuro forse avrai bisogno di una mano e di un affetto. Le notizie che ci arrivano mentre camminiamo nelle strade e quando siamo nelle nostre case, sono piene di rivolte e di morte e non è facile sapere dove sia la verità, né come non guardare alle ombre oscure che la violenza e l'odio trascinano sulla terra al di là del nostro mare. Uno dei poeti che hanno guidato i bambini, Alberto Averini, suggerisce ai ragazzi e a tutti noi questo pensiero: «Forse ho incontrato lungo il mio cammino molte volte il Signore. Era al mio fianco muto e dolente e camminava stanco e forse adesso ancora m'è vicino. Mentre nel mondo incedo a capo chino e tra i dolori e le gioie arranco... Egli mi spezza il pane e mesce il vino».
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