sabato 31 maggio 2008
"Laici" e "devoti". Bene che "Unità" (27/5) e "Manifesto" (29/5) elogino, vista in Tv, la storia di don Zeno, prete innamorato di Dio e degli uomini, ma non che ne trasformino i progetti in "utopia" e il Cristo in "antifascista". Son stati tanti infatti i don Zeno, don Di Liegro, don Milani, don Mazzolari, don Minzoni, don Morosini e altri, nella vita antica e recente di questa Chiesa che pure ogni giorno su quelle pagine è indicata come causa di tutti i ritardi, di tutte le disgrazie e di tutte le vergogne d'Italia. Se invece di aggrapparsi alle loro poltrone ideologiche, certi colleghi girassero un po' per i paesi più abbandonati, da noi e altrove, troverebbe viva la memoria, e spesso anche la presenza, di centinaia di don Zeno. Malpelo ne ha conosciuti decine. No! Non smettano di pungolare la Chiesa e i cristiani, ma ritrovino il senso della realtà. Già: su "Repubblica" (20/5, p. 37) un intellettuale come Marc Lazar rifletteva sul fatto che «la sinistra ha divorziato dalla società» e spiegava anche così certi fallimenti di chi si sentiva progressista ed emancipato. Una delle radici è l'aver voluto imporre a sé, e poi anche agli altri, un'antireligione che fa sempre a pugni con la storia, con il buon senso e con l'istinto della gente comune. I pregiudizi fanno danni, e vale anche per chi della sua religione personale fa un'arma insensata per ferire i fratelli di fede, e così spiace leggere ("Il Foglio", 20/5, p. 7) un testo tutto scritto con l'intenzione di ferire il cardinale Martini brandendo il suo pensiero preso a brandelli e sistematicamente stravolto al peggio.
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