martedì 19 settembre 2017
Titolone sconsolato: «Ci vorrebbe un altro Marx, ma la politica oggi è degli stupidi»! (“Fatto Quotidiano”, 15/9, p. 16). Aldo Masullo, apprezzato intellettuale tra filosofia e politica, denuncia la «povertà culturale» dell'attuale classe dirigente: bastano le cronache in pagina o i dibattiti tv con litigi di sordità reciproche e banalità correnti. Che dire? Salvo il fatto che per fortuna qualche non stupido c'è ancora, mi colpisce il motivo della evocazione di... Karl Marx, e cioè nella sostanza la valorizzazione del lavoro in particolare «manuale» attualmente sempre più «scartato» e «dismesso», e poi di quello «intellettuale non creativo». Ha ragione il professor Masullo, ma la parentesi pare eccessiva. Perché arrivare fino a Marx per finalmente trovare il «lavoro» valorizzato? Il «lavoro» come valore e compito fondamentale è già nella Bibbia, e poi Qualcuno è stato detto «figlio del falegname» e «falegname» Egli stesso... Di più: in uno dei primi scritti del Nuovo Testamento un certo Paolo di Tarso scrive secco che «chi non vuole lavorare non deve neppure mangiare!» (2Tess. 3,10). E l'«ora et labora» monastico? Queste cose Karl Marx le conosceva bene: nella Zirkular gegen Kriege (1846. Cfr. “Sulla religione”, Sapere Ed. Milano 1971, p. 323) scrive che alla base del suo sistema c'è anche «l'universale precetto cristiano dell'amore per l'uomo». Se l'attuale classe dirigente, non solo italiana, tenesse ben presenti le linee di fondo di un'etica ebraico-cristiana, pur elaborata a poco a poco nei secoli anche dopo ritardi e tradimenti colpevoli che hanno fatto pensare fino all'«oppio per il popolo», e fosse coerente con i suoi princìpi a partire dall'accoglienza del prossimo, ovviamente con “prudenza” e “saggezza” come si sente dire anche in questi giorni, forse la delusione del professor Masullo e di tanti e tanti potrebbe essere contrastata da qualche speranza in più.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI