giovedì 28 maggio 2020
«Parola di scrittore» su “Panorama” (27/5, p. 63): «Sono cattolico, ma non parlo solo del Dio dei cristiani… Tutto sommato anche il Papa parla poco di Dio (…) Si occupa delle pensioni… Io vorrei che mi parlasse dei misteri dell’aldilà, della trascendenza». Così Giorgio Montefoschi, conosciuto in anni lontani e apprezzato da sempre. Ma com’è possibile una battuta che nega ciò che è sotto gli occhi di tutti da più di sette anni, Francesco che richiama di continuo e solo a Gesù Cristo, al Vangelo, a vita nel tempo come anticipo dell’eternità nel “riconoscimento” di Dio presente in ogni essere umano? E questo dopo mesi di Messa mattutina in tv e sempre con lunghi minuti di adorazione pura davanti al Santissimo esposto! Quale mistificazione è più evidente di questa? A meno che uno, pur colto e intelligente, non si affidi solo a letture mistificanti per evitare l’impatto riformatore non solo della Chiesa, ma anche dei rapporti tra gli uomini che viene da parole e fatti dell’attuale Vescovo di Roma. E «Se capita così al legno verde che sarà mai del legno secco?» (Lc. 23, 31) Altro pensiero sconfortante. Ieri (“Corsera”, p. 1): «Viva il Comitato». Massimo Gramellini commenta la decisione per la quale bambini e ragazzi non potranno vedersi per dirsi arrivederci, e nemmeno per «un’unica e ultima lezione da tenersi prudentemente all’aria aperta nei cortili delle scuole e nei parchi pubblici». Nella memoria di tanti – soprattutto i più piccoli – rimarrà la nebbia di un distacco improvviso e di un continuo senso di allarme, in un clima di paura che mordeva, paralizzando il mondo. L’infinitesimale e letale coronavirus ha davvero sconvolto la vita di tutti, in tanti modi. Penso anche ai danni che rimarranno nella testa e nel cuore, e ringrazio per il fatto che i giorni della scuola – dall’asilo all’Università, e credo non solo nella mia memoria – sono stati e sono tra i più felici della vita.
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