venerdì 6 febbraio 2009
Pagine sbilenche. "Chi comanda (davvero) in Vaticano". Così "Il Sole 24Ore" (4/2, p. 13) sulla vicenda dei lefebvriani. Sicuro e con rivelazione: «nel 1988 Ratzinger non fu d'accordo con la scomunica, spinta da Sodano e da Achille Silvestrini, allora ministro degli Esteri». Ma davvero? Bastino un ricordo e una constatazione. Il 30 giugno 1988 proprio un telegramma di Joseph Ratzinger ammoniva Lefebvre: quel giorno la consacrazione illegittima di quattro vescovi " tra cui lo sventurato Williamson " era «un tradimento del suo episcopato e del giuramento di fedeltà» della sua consacrazione episcopale. E la constatazione? Semplice: nel Codice Canonico chi consacra vescovi senza l'assenso della Sede Apostolica è scomunicato «latae sententiae», cioè automaticamente, senza bisogno di un atto con cui si possa o meno essere «d'accordo». Servirebbe un po' di prudenza e di informazione supplementare. Vale anche quando nel seguito, stesso giornale, leggi che «nel 1964 Lefebvre era un avversario irriducibile del progetto di dichiarazione sugli ebrei» che poi sarà il "Nostra Aetate". Sì, ma va ricordato che Lefebvre poi firmò anche quel documento: infatti negò la firma solo alla "Gaudium et Spes" e alla "Dignitatis Humanae". Altre cose sbilenche? Ecco: Augias su "Repubblica" (4/2, p. 24) scrive che il Papa «ha assolto i vescovi lefebvriani», e l'approssimazione è pesante, ma soprattutto trovi poi citato a sproposito un Bonifacio VIII che prometteva «assoluzione totale ab omnis (sic!) peccatis suis». La grammatica latina protesta: manca un "bus". Sarà quello impegnato con la pubblicità atea?
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