mercoledì 5 febbraio 2003
Scherzi della memoria, e delle memorie. Titolone sul "Manifesto" (31/1), orgoglioso "quotidiano comunista": "A voi la rivoluzione". Lì sotto, ancora grande: ""vince l'uguaglianza". Uno pensa ai grandi ideali di un tempo, ancorché falliti, del proletariato. Invece no. Si tratta di calcio: campionato a 40 squadre, e una "sfida curiosa tra calciatori e calciatrici" laziali. Cambia il mondo? Eccome! Sul "Corsera" (30/1, p. 12), grande foto con didascalia: "Gisele durante una sfilata. Sul costume è disegnato il volto di Che Guevara". Proprio così: i ritratti di Guevara esibiti sulle ridottissime mutandine della miliardaria modella, definita "icona del Brasile nel mondo", che sfila a Rio de Janeiro. Non è uno scherzo. È che il mondo cambia. E la memoria servirebbe sempre. Su "Liberazione", stesso giorno, titolo forte: "L'eredità di Auschwitz: la memoria, uno strumento per capire". Tutti e sempre a ricordare le vittime del nazifascismo, e dell'antisemitismo magari cristiano e cattolico, andando indietro nei secoli. Ma nessuno che ricordi - stessi giornali - l'antisemitismo staliniano e le sue vittime. Di seconda classe? Certa memoria rossa è implacabile, e implacabilmente ingiusta. L'altro ieri sul "Manifesto" Tommaso Di Francesco ha scritto un pezzo - "Havel, l'ignobile addio" - salutando la fine della presidenza di Vaklav Havel, con la sua storia e le sue lotte. La ragione? Ha firmato con altri otto leader europei un documento a favore degli Stati Uniti. Sconfitti, irriducibili, illusi, illusori, incapaci di capire gli altri. E forse anche se stessi, e il mondo intero. Se la memoria serve, questo non è uno scherzo: è stalinismo vivo.
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