sabato 5 ottobre 2019
Luce e opacità. L'altro ieri (“Osservatore Romano” p. 6) leggo: «Testimone di Cristo col sorriso di un bambino... Così il cardinale Parolin alla messa in suffragio di Roger Etchegray». Bellissimo. Soprattutto se per “bambino” si intende “Figlio”, e nel caso vera eco dell'amore gioioso del “Padre”. Chi ha conosciuto Etchegaray è sempre rimasto incantato da quel sorriso e dal suo calore umano, oltre che dalla saggezza e dalla cultura del cardinale. Pace e gioia! Opacità frequente invece anche in tante pagine tra noncuranza e volontà di offesa, e così sul “Giornale” (3/10, p.10) questo il titolo sui cosiddetti “tortellini al pollo”, quel giorno in quantità industriale anche su tante altre pagine: “Così si tradisce un simbolo con un pollo”! Tutto spiegabile semplicemente con la cortesia fraterna della Chiesa di Bologna, ma il pregiudizio la vede diversamente, e nel caso segnala una catastrofe... Domanda: “simbolo” di che? Quale grande valore universale, o anche solo bolognese è simboleggiato nella carne di maiale nei tortellini? Mistero davvero buffo, o rivelatore della volontà di respingere qualcuno o qualcosa a ogni costo, anche del ridicolo. Tra l'altro, e proprio in loco la vicenda trova (“Corriere di Bologna” 2/10, p. 2) anche un appropriato commento di Alberto Melloni: «Vedo tante ragioni per far polemica, ma il tortellino mi sembra molto fragile... Montare questa polemica mi sembra una forma di autolesionismo cittadino impressionante. Noi dobbiamo andare sui giornali per le cose non banali non piccole che questa città è in grado di produrre sul piano della scienza della civiltà e del suo paesaggio». Difficile dire meglio e senza schegge all'ombra di interessi mondani. E sono proprio questi che in fin dei conti stanno dietro certe polemiche di ben altro livello anche per certe cose di Chiesa in pagina varia, ma sempre ostile...
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