venerdì 15 febbraio 2008
Sassi tra l'incompetente e il beffardo in pagina, se si tratta di Chiesa e cattolici. Per spiegarlo ci vorrebbe un "lettino". C'è per esempio Mario Ajello che ("Messaggero", 13/2, p. 2) vede tutto preoccupato addirittura una "Teo-gara nei due poli a causa del voto cattolico", ma comincia allegramente così: «La storia si riprete, ri-prete, avete letto bene». Poi ironizza per 90 righe e conclude con questa presa in giro così di una donna di Torre del Greco, con nome e cognome: «ha rinunciato a curarsi per non interrompere la gravidanza. Amen!». Bello no? Solo certi laici rispettano davvero le scelte delle donne! Lo stesso giorno, un tantino più fine, sulla "Stampa" (p. 1) c'è Gian Enrico Rusconi " "Democrazia tra guelfi e ghibellini" " che ha una grande preoccupazione. Eccola: «I cattolici zittiti della grande strategia comunicativa delle gerarchie ecclesiastiche». Quant'è buono, Rusconi! Lui vorrebbe ridare la parola a noi poveri cattolici. Un grazie commosso. Serio anche Aldo Schiavone ("Repubblica", p. 1) che invece è preoccupato per la decadenza della Chiesa e assicura che «il futuro del Cristianesimo, in particolare nella versione cattolica, sia nella totale depoliticizzazione del suo insegnamento». Grazie di cuore anche qui, ma con due perplessità. La prima di fatto: non sarà che dicendo «totale depoliticizzazione» si finisce per intendere una realtà silenziosa e anche insignificante? La seconda di principio: forse 2000 anni di storia con tante presunte «decadenze» mostrano che «il futuro del Cristianesimo, in particolare nella versione cattolica» è garantito da un'altra istanza. Un pochino più su.
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