martedì 13 settembre 2016
Venerdì qui sulla "rivelazione" di Madre Teresa «atea» negli ultimi 50 anni di vita, con rimando anche a Teresa di Lisieux, "morta atea" (sic!) dopo un anno e mezzo di vita «senza fede». Doppio falso! Teresa raccontando la sua terribile "prova" (2/4/1896-30/9/1897) scrive che ha fatto più atti di fede allora che in tutta la sua vita! Tutt'altro che "ateismo", sia per Madre Teresa che per colei che papa Francesco chiama "Teresina": era l'"identificazione" per grazia col Signore Gesù nell'esperienza della "notte" del Getsemani e del «Dio mio, Dio mio…» del Gòlgota. Allora Gesù non credeva nel Padre? La Fede non è sentimento: questo può accompagnarla o meno, come nella vita delle due Terese e di tanti altri Santi, e metterli insieme è un falso, contraddetto dalla vita e anche da testi espliciti. E dispiace annotare che in Brasile è caduto nell'equivoco («Una Santa che non credeva in Dio», 9/9) anche Leonardo Boff, amico stimato e incontrato spesso in anni lontani! Se non si crede in Dio non ha senso parlare di santità, e neppure di teologia. Su quel "lupus" parecchi riscontri graditi, con una singolare consolazione già venerdì qui su "Avvenire" (p. 11) da Frei Betto raccontato dal collega Zaccuri: «Libera (il) veder nell'uomo il volto di Dio»! È l'essenza della rivelazione cristiana: «Nessuno mai ha visto Dio» (Gv. 1,18), che si rivela solo in Gesù e vive in noi solo se lo riconosciamo amandolo nel prossimo (IGv. 4,12). Chi ama il prossimo nei fatti "riconosce" Dio e da Lui è "conosciuto" e salvato anche se non lo ha potuto conoscere: è la sostanza di Matteo 25, «quel nucleo cui tutto si riduce», come ripete sempre Francesco. La teologia cristiana, e anche cattolica, può essere solo "della Liberazione": «di quella libertà con la quale Cristo ci ha liberato» (Gal 4, 31).
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