domenica 13 ottobre 2013
Il vecchio di cui raccontiamo va a messa in una chiesa posta all'altro capo della città: per affezione ai Domenicani, dai quali un tempo era retta. Un tempo: adesso i Domenicani non ci sono più, come mille altre cose; ma di quella chiesa gli è rimasta l'abitudine. Domenica scorsa là si celebravano non so quali festeggiamenti, con grande afflusso di pubblico: e lui se n'è cercata un'altra. Fra i suoi torti c'è quello di non riuscire a pregare dentro la folla. La chiesa dove è finito ha secoli di vita: buia, silenziosa, con un gran retablo ligneo ricco di dorature come pala d'altare. Convenientemente spopolata durante la messa. (Da apprezzare, fra i pochi fedeli, una signora con un cagnolino beneducato). Ma insomma, dove va a parare questa nostra storia? Preme solo dire che il vecchio non ha udito una parola di quelle proferite dal celebrante. Nell'altra solita chiesa qualcosa gli arriva; ma qui, sordo com'è, nulla: la povera amplificazione non gli bastava. E man mano gliene veniva una frustrazione sproporzionata, una assoluta mortificazione. Quasi che i fallimenti di una vita si concentrassero in questo. Abbiamo già citato la esortazione ad amare tutto quanto ci capita, del filosofo Marco Aurelio. La sentiamo cristiana, vogliamo darle retta: ma come si fa? Dio mio, come si fa?
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