martedì 22 marzo 2005
Diluviano i santi in pagina "laica": S. Tommaso su tutti. Pensi all'Apostolo: "se non vedo, non credo". Invece è Tommaso d'Aquino "Dottore Angelico": sulla fecondazione assistita. Comincia il politologo Sartori sul "Corsera", segue il semiologo Eco sull'"Espresso" e l'Elefantino Ferrara ci gioca sul "Foglio". Un revival fantastico. Ieri altro giro altro "santo". Sul "Riformista"(p. 3) il costituzionalista Ceccanti ricorda che S. Alfonso de' Liguori bacchettava i confessori imprudenti: le loro domande hanno effetti opposti alle intenzioni e invece di pulire le coscienze le intorbidano. In tema, sempre ieri, colpisce un titolo sull'"Unità"(p. 22): "Fecondazione. Il corpo non c'entra?" Beppe Sebaste richiama sapiente la concretezza del corpo, della materia, della vita vissuta, delle circostanze reali in cui si vivono certi temi, spesso dibattuti invece come se si trattasse di "robot", puri soggetti ideali e disincarnati, e pare avercela con Chiesa e cattolici. A torto. Una lezione del genere non può certo avere come destinataria l'antropologia cristiana e in specie cattolica, che ha al centro Cristo incarnato, morto e risorto nella sua corporeità reale. Proprio ieri sul "Giornale"(p.18) si parla di un libro di Andrea Tornielli che è un'inchiesta sulla resurrezione corporea e reale di Cristo, e anche nostra, senza la quale la fede non ha alcun senso. E qui vale la pena di tornare all'inizio, a Tommaso d'Aquino. Insegna, lui, che ciò che individua l'uomo, affinché sia se stesso e non altro, è "materia signata quantitate", termine tecnico che dice "una determinata porzione di materia", quindi corporeità. Forse Beppe Sebaste e tanti intellettuali laici non lo sanno.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI