mercoledì 20 marzo 2013
Passato il Conclave, con nelle orecchie e nel cuore l'incanto del richiamo alla paternità di san Giuseppe che unisce forza e tenerezza, cura delle persone e dell'intera realtà, qui ancora l'ingrato compito di segnalare scampoli di insensatezze esibite. Eccone due… Massimo Firpo ("Sole 24Ore", 17/3, p. 27) si impegna a lungo a spiegare: «Francamente, di primo acchito il nome di Francesco I suona male alle mie orecchie di storico di professione». E già: quel «Francesco… il frate vestito di sacco… stride alquanto con il solenne numero della sequenza dinastica che l'accompagna». Pensa "primo", lui, ed ecco che appare «Francesco I» re di Francia, «aitante e potente rivale di Carlo V». E poi tra Papi francescani, ma nessun Francesco, e tanti santi Francesco della storia dei quali descrive le vicende, arriva il botto: «non v'è dubbio» che «soprattutto a Francesco Borgia (un santo gesuita, Ndr) andasse il pensiero di Jorge Mario Bergoglio nel prendere il nome papale». Che dire? Certi storici sembrano i filosofi de "Le Nuvole" di Aristofane: appesi al soffitto ignorano la terra universa. Da giorni infatti – dall'elezione in poi, 13 marzo – si sa che quel nome è – Padre Lombardi lo ha persino quasi gridato – «Francesco e basta!». Dunque… lo storico vaneggia in pagina illustre. Capita un po' anche al mio amico Odifreddi, che partendo dagli studi di chimica di papa Francesco tira in ballo, nientemeno, Galileo e l'Eucarestia! E già: qui restano «gli accidenti del pane e del vino», ma «la chimica non crede all'esistenza di una sostanza disgiunta dagli accidenti»! Che dire? «Accidenti»! Caro Piergiorgio, vero che da sempre per dar torto alla fede ti attacchi a tutto, e talora fai persino il clown, ma stavolta anche tu sembri proprio appeso lassù, al soffitto de "Le Nuvole" di Aristofane. Dai, scendi giù, una buona volta!
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