sabato 23 febbraio 2013
Un'isola sul Tevere è il titolo di un bellissimo libro che Adriano Ossicini diede alle stampe nella primavera del 1999. Volume che mi viene alla mente oggi mentre con il Circolo Trentino di Roma vado a vedere ancora una volta la chiesa di San Bartolomeo, che sembra da lontano mantenere l'equilibrio di questa antica barca sul fiume. Di fronte è il vecchio ospedale Fatebenefratelli ricco di storia, di fatti importanti nella medicina, nella vita di uomini e donne che vi trovarono un rifugio nei tempi di guerra, di persecuzioni e di malattie. Un'isola lunga trecento metri e larga ottanta che ai tempi della peste di Roma nel 293 a.C. venne consacrata a Esculapio, quando il serpente sacro al dio, saltò da una nave che lo trasportava dalla Grecia, sull'isola. Da quel momento la peste terminò di fare strage degli abitanti di Roma che dedicarono al dio della salute un tempio. Offerta al culto degli dèi, che ebbero qui altri due templi, uno a Giove e uno a Fauno. Nel 997 l'imperatore tedesco Ottone III vi fece costruire una chiesa cristiana, allo scopo di onorare due santi: l'apostolo Bartolomeo e il martire Adalberto, che aveva trovato la morte in Polonia. Questa basilica, che ha ormai mille anni di vita ha subito rifacimenti anche a causa delle facili inondazioni provocate dalle acque del Tevere. Posta tra il più antico quartiere cristiano della città, il Trastevere, e il centro ebraico del portico d'Ottavia dove sorge la sinagoga, l'isola mantenne sempre una posizione di equilibrio tra l'ospedale che accoglieva chiunque ne avesse bisogno e fu rifugio sotto il governo fascista per ebrei e ricercati, e la chiesa dove i cristiani andavano a pregare. Oggi scopriamo che i martiri non sono stati solo quelli del Colosseo, come spesso si immagina, ma che il '900 è stato il secolo più violento della storia umana per il numero delle vittime che ha lasciato dietro a sé e per il numero dei martiri che hanno affrontato la morte con il nome del Signore sulle labbra. È impressionante leggere i nomi dei nuovi martiri ricordati sugli altari di queste navate, scelti fra tredicimila storie di martirio inviate alla Commissione voluta, a suo tempo da Papa Giovanni Paolo. Testimonianze di donne, uomini, preti sotto i regimi comunisti, nazisti e fondamentalisti islamici. L'Algeria, il Ruanda, il Congo, il Messico e la Spagna, la Romania e il Cile, l'Asia e il Medio Oriente sono stati testimoni della fede di uomini passati senza gloria, spesso sconosciuti, ma «non agli occhi di Dio». Tutto questo è descritto con figure in una enorme icona dallo sfondo dorato, davanti all'abside della basilica mentre nell'altare, in una grande vasca di porfido rosso d'epoca romana, sono raccolte le reliquie dei santi patroni. Ora è silenzio. La porta si chiude dietro di noi ed ecco il Tevere che si divide in due attorno a questa barca di pietra, lì dove le acque hanno una sciacquio forte, quasi accompagnasse la voce di una processione che passa pregando.
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