venerdì 21 marzo 2014
La scienza lo chiama “effetto farfalla”. L'idea è che microscopiche variazioni di un sistema ne producano di enormi, se osservate a distanza di tempo. Prendi le duecento signore di Rovereto e dintorni che un paio di giorni fa si son messe in fila per taglio e messimpiega. Chiaccheravano di capelli bianchi e maledetti tagli alle pensioni, loro, sedute sotto caschi e tonnellate di bigodini. E intanto prendeva forma il futuro di migliaia di vite, dall'altra parte del mondo.A Zumbahua, un puntino sperduto sulle Ande ecuadoregne, c'è un ospedale intitolato all'escursionista bolzanino Claudio Benati, che ne sostenne la realizzazione. La sanità in Ecuador si paga, ma la gente di montagna non ha i soldi nemmeno per mangiare. E non si cura. L'ospedale di Zumbahua è nato per loro: una struttura piccola, ma ben attrezzata, che assiste qualcosa come 50mila abitanti sparsi su un territorio impervio e desolato di 800 chilometri quadrati. Donne incinte, neonati, bimbi e anziani malati. La loro speranza è appesa al lavoro dei volontari che da ogni Paese del mondo si alternano a lavorare, gratuitamente, nell'ospedale. E alla solidarietà della gente. Come quella delle signore di Rovereto: loro sono semplicemente andate dal parrucchiere, ma il conto (circa 3.500 euro) è volato direttamente nelle casse dell'ospedale di Zumbahua. Merito dei 16 coiffeur – giunti in Trentino anche da Veneto e da Lombardia a proprie spese – che hanno aderito all'iniziativa organizzata con le associazioni che sostengono l'ospedale. Un battito d'ali di farfalla.
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