martedì 26 maggio 2015
Una grande vicenda di coraggio, un debito di riconoscenza che sarà onorato domani nel municipio di Courmayer. Protagonista un parroco morto da tempo e un medico di fede ebraica di Saluzzo, oggi ottantenne. Ne aveva 7 quando don Cirillo Perron lo prese dalle braccia del padre in fuga sulle montagne e lo salvò dai rastrellamenti nazifascisti, fingendo che fosse un nipotino affidatogli dalla sorella vedova e ospitandolo nella canonica della sua parrocchia, a Courmayer, per un anno e mezzo, tra il 1943 e il 1945. Giulio Segre, questo il nome del bambino, non ha mai dimenticato l'affetto, la protezione e la salvezza ricevuta da un semplice parroco. E, dopo aver raccontato la sua storia in un manoscritto destinato ai familiari (poi diventato un libro grazie a una piccola casa editrice di Saluzzo), l'ha fatta arrivare allo Yad Vashem di Gerusalemme, l'Ente israeliano per la Memoria della Shoah.Ed ecco l'epilogo: domani il prete che resse la parrocchia di Courmayer per 50 anni (fino al 1989: è morto nel 1996, a 84 anni) riceverà una medaglia alla memoria, diventando un Giusto fra le Nazioni; la massima onorificenza concessa a coloro che hanno rischiato la propria vita per salvare anche un solo ebreo. A riceverla al suo posto sarà un altro don Perron: Donato, il nipote (vero) di Cirillo. Adesso, il nome del parroco di Courmayer che salvò il piccolo Giulio sarà inciso sul Muro d'Onore presso il Museo dell'Olocausto a Gerusalemme: un elenco che comprende 24mila persone, di cui circa 550 italiani.
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