venerdì 31 ottobre 2014
Tra saggezza e sventatezze. «Dopo il Sinodo» ("Foglio", 28/10, p. 2): bella lezione di Luigi Manconi a «tre commentatori non certo sprovveduti, come Giuliano Ferrara, Ernesto Galli Della Loggia e Antonio Socci». Buon senso: con un solo appunto nel collocare sullo stesso piano, in teologia morale cattolica, gli allora padre Gino Concetti e don Bruno Forte, come dire un passato rispettabile, ma proprio passato, e un presente in pieno cammino. E la sventatezza? Eccola: «Michelangelo. Il mistero del 33° dente» ("La Stampa", 29/10, p. 31). Alberto Mattioli ricorda che Michelangelo dipinse spesso personaggi con 5 denti incisivi, i «mesiodenti», o «denti del cosiddetto bastardo», noti alla scienza medica del tempo. È un fatto, ma leggi che secondo «un passo di Crisippo» (non precisato quale sia, ma ce n'è uno del V secolo a. C.) «alla base della fede cristiana, e Michelangelo era un cattolico inquieto, ma convinto, il "mesiodens" indica violenza, bestialità o lussuria». «Alla base della fede cristiana»? Senza offesa: una… bestialità! A proposito di denti, tuttavia, domani Malpelo qui se ne toglierà uno dolente da tanti anni. Un appuntamento: il dente è uno di quelli che ha fatto proprio male.
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