sabato 6 giugno 2020
ll fascino delle vecchie case. In questi
giorni non c’è tanto la corsa ai treni quanto alla propria macchina che sembra più sicura, più certa della strada, del paese da raggiungere, della sorpresa davanti alla porta della vecchia casa. Quasi fosse passata una vita e non solo alcuni mesi. Giorni lunghi spesso senza la certezza di sopravvivere a questo virus sconosciuto e invisibile che ci ha fatto versare lacrime e dividere con ignoti il dolore dell’aver perduto amici e parenti anziani senza dare loro un saluto. Correre, correre in fretta, superare chilometri e cercare la via conosciuta, la terra dimenticata che oggi si apre in un nuovo splendore, il confine del mare che sembra avere un colore più intenso di quello sognato nei giorni passati. Scendere nei paesi del sud dove la luce intensa riscalda i colori dei campi, il vento muove i rami degli alberi da frutta e i primi solchi del grano. Il cuore batte piu forte e la voce vorrebbe dire grazie, ma non sa a chi. Forse a quel Dio che ci ha risparmiato la vita? Forse lui ha pensato a tenere lontani il vento e la tempesta dal mio campo mentre io ero nel letto bianco dell’ospedale e non sapevo chi pregare? «Stai attento, dice la moglie che occupa il sedile posteriore secondo le regole. A cosa stai pensando? Niente, risponde chi guida mentre si accorge di avere gli occhi velati di lacrime. E felicità, sorpresa, è un grazie immenso a chi gli ha insegnato nel letto d’ospedale a continuare a respirare con calma, con fiducia. A chi lo ha curato, gli ha sorriso quando aveva paura, e una mattina gli ha detto che poteva uscire perché era guarito. Guarito per sempre? «Forse no», dice fra se l’uomo del nord Italia che porta con sé in una lunga macchina, ben divisi uno dall’altro, i quattro nipotini che hanno passato tutto l’inverno nelle stanze del loro appartamento guardando al mondo solo dalla finestra. Forse non è tutto finito ma è solo un tempo di speranza e di serena attesa. Allora respiriamoli questi giorni, godiamo il sole e la pioggia, il
vento e le improvvise tempeste d’estate che scendono con forti grida dalle cime più alte a spettinare i rami delle piante e le chiome bionde delle bambine. Impariamo a non perdere i giorni, le ore i minuti di serenità e di pace che la vita ci offre in questo momento. Impariamo
con la pazienza delle antiche nonne che lavoravano a maglia giorni e giorni, ad amare il tempo che passa senza dolori, senza paura, ma ricchi di speranza. Aiutiamo chi lavora per noi a scoprire come vincere questo nemico invisibile, nel seguire le regole che ci vengono richieste con qualche sacrificio della nostra libertà. Noi italiani in modo particolare che siamo classificati nel 2019 il paese più vecchio d’Europa dovremmo avere maggiore attenzione al cammino della nostra vita e, sopra ogni cosa, a far conoscere ai giovani la bellezza e la forza del loro tempo dove niente va buttato via, ma ogni esperienza, ogni sacrificio diventeranno la ricchezza della loro vita futura.
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