giovedì 10 ottobre 2019
Lei ride forte e piange piano, spesso senza un perché. Lei sogna, ma sa che i sogni non li regala nessuno. Lei ha vissuto un'estate lunghissima, come le sue amiche, come tanti altri come loro. E adesso che inizia a piovere aspetta solo l'esame, che non è domani ma quasi. Lei non vuole pensarci, però ci pensa. Ha paura di sbagliare, ha il terrore di scegliere. Perché se scegli, il resto lo perdi.
Lei non sa cosa farà da grande. Non sa nemmeno cosa sceglierà dopo la maturità, anche perché nessuno la aiuta a capire. Lei però non ha mai conosciuto nessuno che vuole fare l'astronauta,
il calciatore, la ballerina o il pompiere. Si va per esclusione, è questo il metro di giudizio di oggi. Sa perfettamente solo cosa non vuole, ed è già qualcosa. Le piacciono le storie vere e il futuro per lei è uno spazio bianco, troppo profondo da riempire: non sa mai cosa mettersi quando esce la sera, figurati se sa come riempire quello spazio. Però non ha fretta, non esiste. Tranquillo, anzi “tranqui”. Tanto vale aspettarlo il futuro.
Lei a quasi 18 anni costruirà la sua identità emancipandosi da una famiglia sempre più preoccupata, e quindi sempre più accudente.
Lei vuole solo essere felice, a qualunque costo.
E felice a lungo. Tutto e subito, adesso. Le cose più belle, le emozioni più forti. Non vuole menate, spiegazioni, raccomandazioni. Non vuole farsi dire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Lo sa. E se non lo sa, vuole impararlo da sola.
Lei soprattutto non sopporta perdere tempo. Guarda avanti e vede un pianeta brutto. Per questo protesta. Non mette in ordine nemmeno la sua camera, ma vorrebbe mettere a posto il mondo. Ci crede. È maturata in fretta, troppo presto, ma sente questa responsabilità. L'hanno costretta a farlo, a obbligarsi a credersi invincibile. Così per difendersi si trucca gli occhi. Per vedersi bella vuole vestiti fascinosi, e mette le scarpe che le scorticano la pelle dei piedi. Soffre dal male e usa i cerotti come fazzoletti, ma il banale per lei non è ammesso. Però vorrebbe non farsi notare, perché troppo poco è niente, e troppo non è abbastanza.
Adesso che teme di non sapere chi è, vorrebbe essere tutto. Un super eroe senza difetti. Non sopporta che gli adulti pensino che lei e la sua generazione siano una banda di ebeti con le cuffiette nelle orecchie e gli occhi fissi solo sul cellulare. Qualcuno lo è, ma la maggioranza vive di ideali, ha profondità, voglia di fare. Non sanno come farle le cose ma ci ragionano sopra, e diventano creativi, spesso geniali. Lei infatti pensa, tanto. E vuole andare a studiare all'estero. In America magari, oppure in Inghilterra. Perché? Per trovare lavoro e speranze diverse? Boh, in realtà non lo sa con precisione. Anzi sì, non lo ammetterà mai ma vuole andarci perché fa “figo”. Perché se vai, comunque dimostri di poter farcela da solo. Cresci, fai esperienze, vedi cose e gente che a casa non ti fanno vedere. E soprattutto non dovrà più rispondere alle domande, sarà lei a farle le domande. E se non ci riuscisse? Vedremo, non serve pensare troppo avanti: è uno sbattimento inutile.
Lei adesso è molto più adulta di quello che erano i suoi genitori alla sua età. Sa meno cose, anzi ne sa di più ma peggio. Però non fugge verso un mondo sempre più omologato e piatto. Nel tempo globalizzato che uniforma tutto, la mitologia della gioventù non si scandisce nelle vacanze da Sapore di mare, o nei week-end sulle spider del Sorpasso. Al contrario, oggi si diventa giovani consumando i miti e i riti a chilometri zero, quelli della rete, della tecnologia palmare. Così a Capodanno lei vuole andare a Parigi con i suoi amici. E non ha quasi bisogno del portafoglio dei genitori perché i viaggi low-cost fanno pagare un volo scomodo meno di un Calippo. Già, lei non sa nemmeno cosa sia un Calippo, e qui davvero si è persa qualcosa. Però la sua libertà oggi non dipende più dalla mobilità, e in questo siamo noi che ci siamo persi qualcosa.
Lei è mia figlia, e credo la figlia di molti di voi. Non ho paura per lei. Saprà cavarsela: glielo leggo negli occhi e nel cuore, più grande del mio.
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