Rossini dono sorprendente e inatteso con la «Petite Messe Solennelle»
domenica 3 febbraio 2013
Dietro alla pubblicazione della nuova registrazione della Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini (1792-1868) firmata dall'etichetta Stradivarius si cela un retroscena davvero curioso e originale. Come racconta nelle note di copertina il direttore Tito Ceccherini, questa produzione nasce infatti dal desiderio da parte di un amico, illuminato professionista, di festeggiare le nozze d'oro dei suoi genitori con «la più bella incisione mai realizzata di una Messa»; una richiesta che assume i connotati del dono, dunque, sigillo e pegno di ringraziamento affidato a un'opera sacra in grado di esprimere e celebrare attraverso la liturgia il senso profondo della vita.E, in tal senso, non esiste forse partitura più adatta dell'estremo capolavoro di Rossini, che considerava la sua Petite Messe come «l'ultimo peccato mortale» della sua vecchiaia; una sorta di testamento musicale e spirituale che ha visto la luce nel 1863 durante l'esilio dorato di Passy, nei pressi di Parigi, dove il compositore aveva spontaneamente deciso di ritirarsi, con grande sorpresa del mondo, dopo aver vissuto da protagonista assoluto la ribalta del teatro d'opera d'inizio Ottocento.Fedele all'impronta cameristica della prima stesura della partitura del maestro pesarese, Ceccherini ha riunito per l'occasione un quartetto di cantanti solisti (formato dal soprano Maria Radoeva, dal mezzosoprano Milena Storti, dal tenore JunHo You e dal basso Frank van Hove), Davide Cabassi e Tatiana Larionova al pianoforte, Dóra Bizják all'harmonium e le formazioni vocali del Saint Ephraim Male Choir e della Schola Cantorum Budapestiensis. Ne è nata una lettura estremamente spontanea e coerente, attenta a mantenere intatto il carattere genuino, quasi "rustico", di una composizione caratterizzata dalla raffinatezza del linguaggio stilistico e da una freschezza melodica tipicamente rossiniana – grazie anche al costante riferimento alla teatralità di forme ormai "collaudate" come arie, duetti e terzetti – muovendosi però all'interno dell'alveo di una discrezione e di un'intimità ottenute mediante l'adozione di tempi dilatati e pacificanti, con l'intento forse di non perdere neppure una nota di un regalo prezioso affidato alla musica di una Messa "piccola" ma "solenne".
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