venerdì 25 aprile 2014
È una buona notizia che il film di Alice Rohrwacher Le meraviglie vada in concorso a Cannes, una notizia che vale più dell'Oscar a Sorrentino, perché riguarda un cinema povero, ma che sa "dire il vero" con semplicità e profondità. Antispettacolare, semplice, dice, senza l'insistenza di chi si vuole Autore con la maiuscola, un monte di cose importanti per lo spettatore, in particolare per il giovane che deve far fronte a una crisi che non è solo economica, che è anche morale e di civiltà. La trama è semplice: una famiglia composita, padre tedesco e madre italiana, tra i quaranta e i cinquanta, quattro figlie, un'amica della coppia che vive con loro da sempre, e un ragazzino tedesco affidato temporaneamente da un centro rieducativo in cambio di un regolare contributo economico. Nella campagna umbra, dove l'agricoltura è in crisi e dove prosperano gli agriturismi. Dove arriva la tv, e porta anch'essa il suo contributo alla decadenza e morte di un mondo.Si indovina che (come il padre e la madre veri delle sorelle Rohrwacher, appunto un tedesco e una italiana che producono miele) gli adulti hanno alle spalle il '68 e l'utopia del ritorno alla terra, della vita in comune, di una diversità accettata e accettabile, né scandalosa né invadente. È appunto il fallimento di un'utopia che la Rohrwacher ci narra, qui di portata limitata ma che le riguarda tutte o quasi... un'utopia di quelle che una volta venivano chiamate, non dimentichiamolo, "sacri esperimenti". E si veda in proposito il bel libro di Castelvecchi Un paradiso scomparso di Cunnigham Graham, la ristampa di un classico sulla storia dei gesuiti in America del Sud tra il XVII e il XVIII secolo da cui fu tratto il film Mission e che era stato apprezzato, per motivi diversi, da Conrad e Chesterton.In questo piccolo mondo le figlie più adulte sono ovviamente attirate dalla "modernità", ma potranno resistere efficacemente a quelle lusinghe perché fanno parte di una famiglia, perché, nonostante la sconfitta degli ideali che hanno mosso i loro genitori, il "sacro esperimento" può continuare. E a renderlo possibile sarà proprio la famiglia, in crisi dovunque, sottoposta alle peggiori violenze psicologiche nonché economiche. La famiglia in cui gli adulti continuino a sognare un mondo diverso e i figli a essere da loro protetti, accuditi, fino a quando non saranno in grado di procedere da soli, di mettere le ali.
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