La rivoluzione bitcoin spiegata a mia suocera
venerdì 25 agosto 2017

Tanti ne parlano (e da tempo) ma pochi hanno capito di cosa si tratta. Così ho provato a spiegare questa rivoluzione alla persona più lontana dalle tecnologie e dall'economia che conosca: mia suocera.
Dunque, bitcoin (con la b minuscola) è la più famosa moneta digitale di una lunga serie di ben 800 "criptovalute" (cioè, monete virtuali e digitali protette da un sistema di crittografia) in circolazione al momento. L'ha inventata nel 2008 Satoshi Nakamoto, che è lo pseudonimo del creatore (o del gruppo di creatori) del protocollo Bitcoin. La parola "bitcoin" ha un doppio significato: se scritta con la "B" maiuscola sta ad indicare sia il protocollo sia la rete digitale attraverso la quale viene comprata e venduta la valuta virtuale, la quale viene invece indicata con la "b" minuscola.
Il mercato delle criptovalute vale oggi circa 121 miliardi di dollari. La quota bitcoin è di oltre 54 miliardi. Lo slogan più gettonato per presentarlo è: «Con bitcoin diventi la banca di te stesso». È vero: questa moneta virtuale può passare da un titolare all'altro senza la necessità di un Ente esterno che faccia da supervisore tra le parti. In questo modo il sistema bancario viene completamente escluso. La rete Bitcoin consente il possesso e il trasferimento della valuta in maniera anonima da un soggetto all'altro ed è impossibile a qualunque autorità requisire bitcoin. Per questo piacciono alla malavita e a chi vuole sfuggire ai controlli fiscali.
Nonostante non siano perfette, il successo delle monete digitali è destinato a crescere. Sempre
più negozi le accetteranno. E sempre più persone le useranno. Il motivo? Le commissioni che si pagano sono bassissime. La comodità è estrema. E basta uno smartphone per pagare qualunque cifra.
La rete Bitcoin funziona per "blocchi": dei nodi registrano tutte le transazioni di compravendita, le quali vengono inserite in un registro pubblico indelebile. Non è possibile alterare o modificare retroattivamente i dati di un blocco senza alterare tutti i blocchi successivi. La catena dei blocchi (chiamata "blockchain") è un archivio di dati distribuito su migliaia di pc. Ogni operazione è quindi pubblica ma inviolabile.
Per proteggere le transazioni il sistema utilizza una crittografia "simmetrica" basata su due chiavi, una pubblica e una privata. Per rendere effettive un certo numero di transazioni di bitcoin, occorre una "prova di lavoro", cioè una enorme quantità di calcoli da parte di molti processori per scoprire un "segreto matematico". Teoricamente qualunque utente può farla, a patto che abbia a disposizione un grande numero di computer dotati di potenze di calcolo elevate. «Chi trova il segreto per primo è quello che registra definitivamente un blocco di nuove transazioni nel registro pubblico (la Blockchain)».
In pochi anni il valore del bitcoin è passato da 0,05 a oltre 3.000 euro. A gennaio valeva 1.000 dollari, a giugno quasi 3.000; il 16 luglio è sceso a 1.900 dollari e in questi giorni è risalito a 3.200 dollari. Gli improvvisi aumenti sono legati soprattutto alle richieste di moneta. Il sistema è stato infatti progettato con un tetto alla quantità massima di denaro disponibile.
Per seguire l'andamento delle criptomonete più usate c'è il sito https://coinmarketcap.com/. Per saperne di più potete visitare il sito https://blockchain.info/

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