venerdì 3 gennaio 2014
«Papa "marxista". A rischio i dollari Usa»: ieri titolone dall'America ("La Stampa", piena p. 13) sull'articolo assai più equilibrato di Paolo Mastrolilli. Per Malpelo, motivo di un sorriso e di un soffio di… gioventù. L'accusa di «marxismo», da noi più prosaicamente di «comunismo», è stata per decenni "litania" ricorrente per accusare, colpire e spesso affondare qualcuno, anche all'interno della Chiesa. Ricordo malumori illustri e accuse forti da firme illustri persino a papa Giovanni che avendo prima mediato con successo tra Kennedy e Kruscev per la crisi dei missili a Cuba e poi ricevuto in udienza il genero del leader sovietico avrebbe «regalato milioni di voti ai comunisti» di allora. E il ritornello delle accuse "interne" aveva anche altri bersagli. Qualche nome? Mazzolari, Milani, Turoldo, La Pira, Balducci, ecc. L'accusa politica era «comunisti» e ancora peggio quella ideale: «marxisti»! Dunque ancora oggi in America qualcuno ci ricasca… Papa Francesco lo sa da tempo, e infatti quando ha ricordato che «non si può servire a Dio e al denaro» ha aggiunto subito: «…e questo non è comunismo, è Vangelo puro!». E allora? Stesso giorno, stessa "Stampa", rileggi in prima pagina: «Stupinigi, la grande beffa». Ecco: solo stupi… daggini! E hai detto tutto.
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