mercoledì 3 novembre 2010
Ieri sul "Secolo XIX" (p. 48) titolone con grido: «La Cultura laica ritrovi il suo orgoglio»! Eros Barone è desolato perché in Italia «i laici sembrano ormai convinti che non esiste una cultura laica». E perché? Perché «un uso abile e sagace della cultura laica da parte di quella religiosa" dei maggiori esponenti della Chiesa» ha imbrogliato tutti. Lui replica indignato: no, partendo " pare ovvio " da Galileo e da un libro del 1992 per dire "basta" alla resa della ragione all'irrazionale, ove «filosofia e scienza arretrano di fronte all'egemonia conservatrice e reazionaria del neoguelfismo contemporaneo»! No, dunque, «al modo di concepire la vita come promessa e sottomissione» " questo per lui il pensiero religioso " e viva «il pensiero laico che si esprime in termini di autonomia e oggettività»! Un colpo di reni pieno di orgoglio laico. Forse però fuori tempo: infatti da una vita Malpelo non sente più, posto che mai l'abbia sentito, un credente serio esprimersi in termini così caricaturali nei confronti di chi non crede. Ma non basta: ancora ieri 5 colonne e una pagina e mezza ("Unità", pp. 40-41) di Peter Atkins, «appassionato comunicatore e ateo militante» che prima oppone secco «ottimismo e pessimismo» " «il primo qualità della ragione, il secondo della fede» " per poi concludere che «la diffusione della luce" illustra come la conoscenza scientifica faccia diminuire il bisogno di Dio che crea e controlla». Che dire? Che proprio Galileo ai suoi giudici ricordava il detto del cardinale Baronio: «La Bibbia non ci dice come vanno i cieli, ma come si va in cielo!». Già: certi atei oggi come i giudici del Sant'Offizio del 1600!
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