Risuona nel «Sant'Alessio» di Landi l'afflato mistico del teatro musicale
domenica 27 gennaio 2008
Dramma sacro in 3 atti, il Sant'Alessio di Stefano Landi (1587-1639) fece il suo debutto il 23 febbraio 1632 a Roma, presso Palazzo Barberini; oltre che per le opere «d'ingegno e di machina» o per le trovate «artifitiosissime e meravigliose» che ne caratterizzarono la messinscena, questo lavoro è passato alla storia come uno dei primi esempi di teatro musicale ispirati a un soggetto di carattere storico, distinguendosi in questo dalla maggior parte dei titoli d'impronta classicistica precedentemente dedicati ad argomento mitologico o pastorale.
Il libretto, approntato dal fine intellettuale toscano Giulio Rospigliosi (il futuro papa Clemente IX), è infatti dedicato alle vicende di Alessio, figlio di un ricco senatore romano, che decide di abbandonare le persone più care per intraprendere un cammino di redenzione e di ricerca ascetica. Scomparso la sera delle nozze, di lui non si hanno più notizie, ma in realtà continua a vivere in incognito nella casa paterna, come mendicante; nascosto in un sottoscala, il giovane eremita riflette sulla vanità dei beni terreni, combatte contro le tentazioni indotte dallo stesso demonio, si scontra con le proprie debolezze, addomestica passioni e sentimenti per poi alla fine morire in uno stato di grazia assoluta, beatificato e glorificato dalla schiera degli angeli.
L'originalità del soggetto è sicuramente debitrice della forte spinta controriformista che animava ogni campo dell'espressione artistica di quegli anni, durante i quali proprio a Roma si celebrarono tra l'altro le canonizzazioni di Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Filippo Neri e Teresa d'Avila.
Nell'incisione discografica realizzata negli anni Novanta da William Christie e dall'ensemble vocale e strumentale Les Arts Florissants (recentemente ripubblicata in 2 cd da Warner Classics), l'opera di Landi torna a risuonare nelle aristocratiche magie barocche delle sue arie e dei suoi recitativi, tra episodi di alta drammaticità " come le scene centrali del terzo atto, con le amletiche riflessioni esistenziali di Alessio che culminano nella splendida "canzonetta spirituale" O morte gradita " e momenti di gioia e intensa spiritualità, come il glorioso finale dove, tra danze e cori, si festeggia l'apoteosi del Santo.
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