venerdì 17 dicembre 2004
Martedì ("Unità", p. 1) un'accorata riflessione di Lidia Ravera sulla rapina di Lecco e sui giovani assassini - "In nome del padre" - si concludeva con un pensiero pesante. Eccolo: ancor più "della scena del padre perbene che piange il figlio cattivo c'è la sensazione che non esiste più, tra una generazione e la seguente, una circolazione di valori positivi, principi, leggi. Che fine ha fatto "le nom du père", il nome del padre?" Domanda seria. Può essere sorprendente che a farla sia, a quasi 30 anni da allora, l'autrice di "Porci con le ali", il libro che per primo forse esplicitò con clamore, fin dalle quattro parolacce in sei o sette righe d'inizio e con tutto il seguito, la rottura di una generazione nei confronti dei padri, che poi ne ha prodotte tante altre fino ad oggi. Comunque un pensiero "grave". Meglio tardi" Sia detto senza offesa, ma pare che questo soprassalto di ripensamento - magari inconscio - sia clamorosamente in rotta, proprio sull'"Unità" di ieri (p. 24), con uno scritto della stessa Ravera - "Natale persona per persona" - che in fin dei conti sbeffeggia "il compleanno di Gesù" mescolandolo alle polemiche di bassa politica di questi giorni. Vale anche - "Unità", "Manifesto", "Liberazione", "Repubblica", ma anche "Indipendente" - per le polemiche anti-Crocifisso, e per quelle perduranti contro la menzione delle "radici cristiane". Chi non sa valorizzare il bene del passato - certo: purificandolo da errori e malintesi - ma lo disprezza e lo vuole cancellare, pare possa avere ben pochi "valori positivi, principi e leggi" da tramandare alle generazioni che crescono" Pensiamoci su.
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