mercoledì 19 agosto 2020
Una storia di dolore riemersa dall'omertà grazie a una chiesetta restituita alla devozione popolare. A Vallelunga, nel cuore della Sicilia, nel 1915 scompare un ragazzo, inghiottito nel nulla per cancellarne anche la memoria e lanciare un messaggio inequivocabile: si può sparire come se non si fosse mai esistiti, e non ci può essere giustizia. Ma il padre non si rassegna: sa che ci sono fatti di cui soltanto le pietre possono parlare, e decide di costruire una cappella alla periferia del paese, là dove per l'ultima volta aveva visto suo figlio vivo. Oggi, dopo un secolo durante il quale la "chiesuzza della Nunziateddra" è stata ferita dall'incuria e dalla sorda volontà di cancellare quel segno di memoria, un gruppo di giovani ha promosso il restauro. E il vescovo di Caltanissetta monsignor Mario Russotto è andato a benedirla davanti a tutta la comunità: «Il paese che ha sempre sofferto gli intrighi della mafia, ha sempre coltivato la forza dell'onestà e della solidarietà. Perché i vallelunghesi sono laboriosi, parlano poco ma operano tanto e dimostrano con i fatti il valore in cui credono: il valore della solidarietà. Ricordate sempre che il male si può vincere, che il bene sopravvive a qualunque cattiveria e che la solidarietà vince ogni criminalità. Quest'opera sia il segno del vostro coraggio, il segno della vostra fede».
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