giovedì 13 aprile 2017
Ogni giorno alle 12 a Roma un cannone sul Gianicolo, proprio di fronte al colle Vaticano spara a salve: roba del passato e del presente. Solo del presente invece e sempre di fronte al Vaticano sede di Pietro, vescovo di Roma, ogni tanto qualche cannonata è in pagina, e il colpo appare con firma nota dell'artificiere. Per esempio di recente sul “Foglio” (4/4, p. I). Innesco: «La Messa non è uno show». Col “botto”: «L'atto liturgico è spesso ridotto a intrattenimento mostruoso. Anche per colpa di tanti vescovi»! Una pagina intera di protesta e accusa illustre così riassunta in due sommarietti in grande evidenza. Eccoli: «La prima ad aver abbandonato le sue radici e il suo passato è senza dubbio la Chiesa cattolica postconciliare». Ancora: «Le onde s'infrangono sulla barca della Chiesa, già quasi piena d'acqua, mentre naviga nel mare tempestoso del mondo decadente». E leggi l'indignazione contro la «frammentazione e demolizione del Santo Missale Romanum in segno di abbandono alle diversità culturali e ai produttori di testi culturali». Che dire? Ovvio che quest'ultima parola, «culturali», ha evidentemente una “r” in più e sta per “cultuali”, ma il tutto pare un lamento-accusa disperato, e a prenderlo sul serio disperante. Possibile prenderlo sul serio? Possibile che all'insaputa di tutti, a partire da Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, che hanno peccato almeno di omissione, anche papa Francesco sia talmente “assente” e “inadempiente” del suo servizio universale, si sia verificata e si verifichi nelle chiese, parrocchie, cattedrali vescovili, in forma così frequente e generale da configurare il così radicale naufragio della «Chiesa Cattolica postconciliare» ormai “quasi” sommersa? No! L'enfasi ha tradito il pensiero e anche questo botto in realtà è come quello del Gianicolo: a salve.
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