sabato 8 giugno 2013
Ieri su "Repubblica" due pagine (40 e 41) e due articoli di peso. Simonetta Fiori nel primo – "Io, l'eterna madre della Sinistra uccisa dai figli" – intervista Rossana Rossanda, e poi Roberto Esposito – "Se per trovare Dio bisogna negarlo" – racconta con questo titolo l'ultimo libro di Marco Vannini, "Oltre il Cristianesimo". Leggo con grande interesse, e due reazioni istintive. Nella lunga e pensosa intervista a Rossanda – conosciuta e stimata – trovo una riflessione su un "suicidio" cui ella ha "assistito" dopo aver cercato invano di dissuaderne il protagonista: "Lui aveva immaginano una morte serena, come accadeva nell'antichità. E invece non è andata così: un'esperienza terribile". Rispetto e capisco, ma pur con quest'ultimo tocco può servire pensarci su e farsi venire, pur da laici a 18 carati, qualche perplessità. L'articolo di Esposito, invece, racconta Marco Vannini, notissimo scrittore tra religioni e profondità di pensieri, teologie varie e filosofie diversissime, ricerca dell'assoluto ed estetica del pensiero nei secoli e nelle varie religioni con una sua nozione personale di "mistica", che qui non discuto. Leggo, e dopo il solito luogo comune dell'opposizione tra san Paolo e messaggio evangelico, bei richiami a Taulero, Cusano, Spinoza, Meister Eckhart e altri, trovo la conclusione espressa in quel titolo teoreticamente unilaterale e squilibrata. Così mi viene in mente che forse c'è un'alternativa, che del resto è proprio Vangelo, dunque parola di Cristo, e non di san Paolo: "Se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt. 16, 24 e Lc. 9, 23). Per trovare Dio bisogna rinnegare ben altro. C'è quella croce: trovi Dio così, ma forse, e non solo a prima vista, costa qualcosa in più…
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