sabato 18 aprile 2015
Ieri sul “Fatto” (p. 1): «La Binetti (AP): “Cristiani affogati, un orrore senza fine”. Ma forse l'orrore è che in mare muoiono migliaia di uomini, che siano cristiani, musulmani o atei». Bacchettata ingiusta: anche tutti gli altri giornali mettono in rilievo quel «cristiani» e persino lì, stessa prima del “Fatto”, ecco il rimando a p. 12: «Guerra di religione sul barcone: buttati in mare 12 cristiani»! Peggio però sul “Giornale” (p. 1 e dentro): «Ora gli islamici annegano i cristiani a casa nostra». L'impressione è che se li annegassero “a casa loro” l'orrore sarebbe minore o non ci sarebbe. Altro tema, stavolta anche allegro. Ieri (“Foglio”, p. 4): «Avvenire senza sense of humour». Un lettore contro un vero “scivolone” del sindaco Marino e un altro, Luigi Ardinale – senza “c” iniziale! Ndr – rimbrotta il sottoscritto per il “Lupus” di mercoledì in tema delle nudità femminili esibite lì in pagina ogni martedì. Il richiamo pare serio: «Il teologo Gennari dovrebbe sapere che molte di quelle signorine poco vestite che pubblichiamo il martedì (…) lo precederanno nel Regno dei Cieli». Va detto che il teologo lo sa benissimo e ne è felice, ma in realtà quel testo del Vangelo (Mt. 21, 31) risulta ancora più duro con chi dall'alto di una pretesa “dottrina” di secoli ha la certezza di giudicare sempre gli altri peccatori magari a suon di citazioni perentorie e per loro fin dal verbo usato – proàghein – dice più che una «precedenza». Anche alla luce di molte altre parole di Gesù stesso (p. es. Lc. 11, 37-42) il vero rischio, per “teologi” e anche per moralisti peritissimi in articoli dottrinari da far pesare sulle spalle altrui, è quello che “pubblicani” e “signorine” entrino “nel Regno dei Cieli” mentre loro, abituati a misurare la moralità di tutti, alla fine ne restino fuori.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI